Nome di riferimento della fotografia del Novecento, Bruce Davidson è protagonista del nuovo progetto espositivo del Cleveland Museum of Art, negli Stati Uniti. Stiamo parlando di “Brooklyn Gang”, la mostra dedicata all'omonimo reportage realizzato negli anni Cinquanta per raccontare la gang americana dei Jokers.
Siamo a New York, alla fine degli anni Cinquanta. È qui, in una città che cambia volto freneticamente e in cui le metamorfosi urbanistiche indicano nuove divisioni e classificazioni della società, che ha luogo uno dei primi progetti artistici di Bruce Davidson, nome di riferimento della fotografia documentaristica del nostro tempo.
Noto per aver dedicato gran parte della sua ricerca all’indagine sulle comunità più discriminate del territorio americano, il fotoreporter decise – appena 25enne – di osservare da vicino le attività dei Jokers, temuta gang di Brooklyn: un gruppo di ragazzi senza speranza, relegati in periferia e costretti a trovare nella violenza e nel divertimento sfrenato la loro unica ragione di vita. Il risultato di quello straordinario reportage – il primo realizzato da Davidson dopo essere entrato nella Magnum Photos – venne raccolto poco tempo dopo in Brooklyn Gang: una selezione di ritratti in bianco e nero, simbolo della “gioventù bruciata” dell’America post-bellica.
A riportare in auge quelle fotografie, a oltre sessant’anni di distanza dalla loro produzione, è oggi il Cleveland Museum of Art, con la mostra omonima ospitata presso la Mark Schwartz and Bettina Katz Photography Gallery dell’istituzione d’oltreoceano.
Accompagnata da un interessante programma di appuntamenti online, la rassegna (allestita fino al prossimo 28 febbraio), punta i riflettori su cinquanta scatti recentemente entrati nella collezione del museo in seguito a una donazione. Realizzate durante i mesi spesi da Davidson a contatto con la gang, le fotografie documentano attività collettive, risse nei bar, momenti di svago e intrepide scorribande per la Grande Mela. Eppure, al di là delle situazioni immortalate dall’autore, a emergere è soprattutto l’identificazione dei protagonisti con un ideale di vita “ribelle” espresso in atteggiamenti, gesti e mimiche facciali che sembrano ricalcare le pose di icone maschili del tempo come James Dean e Dennis Hopper: simboli di una giovinezza provocatoria e spavalda, ma allo stesso tempo vittima degli sviluppi sociali dell’epoca.
[Immagine in apertura: Untitled from Brooklyn Gang, 1959. Bruce Davidson (American, b. 1933). Gelatin silver print; paper: 76.2x 101.6 cm. The Cleveland Museum of Art, Gift of an anonymous donor, 2018.698. © Bruce Davidson/Magnum Photos]