A circa 700 metri a nord-ovest di Pompei, in una grande villa suburbana situata in località Civita Giuliana, sono stati riscoperti due scheletri di uomini uccisi dalla catastrofica eruzione del Vesuvio. Un ritrovamento già definito dal Direttore del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna "una fonte di conoscenza incredibile"
Tormento e stupore, dolore e incredulità, morte e vita continuano a intrecciarsi nella storia senza fine di Pompei. Nonostante la temporanea chiusura al pubblico, in ottemperanza alle norme legate all’emergenza sanitaria, nello straordinario sito archeologico campano le attività di studio, ricerca e scavo continuano senza sosta, regalando (non solo) agli addetti del settore sorprese che tengono vivo l’interesse verso questo luogo unico al mondo.
In località Civita Giuliana, a circa 700 metri a nord-ovest di Pompei, nell’area di una villa suburbana della quale si conoscono alcuni ambienti dal 2017, tra cui una stalla in cui vennero ritrovati i resti di tre cavalli bardati, sono stati rinvenuti due scheletri di uomini: entrambi persero la vita durante la catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. I loro “corpi”, giunti fino a noi in posizione supina, sono stati scoperti in un vano laterale del criptoportico, un corridoio di 2,20 metri che permetteva di accedere al piano superiore della dimora. Impiegando la tecnica della colatura di gesso, inventata e impiegata per la prima volta dall’archeologo Giuseppe Fiorelli nel 1867, proprio a Pompei, sono stati quindi realizzati i calchi delle due vittime.
Dalle analisi condotte sui calchi sono emerse non trascurabili informazioni biografiche. A perdere la vita sarebbero stati due uomini di diversa estrazione sociale: un signore di un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, alto circa 162 cm, che indossava una tunica e un mantello; accanto a lui giaceva un giovane, fra i 18 e i 23-25 anni, alto circa 156 cm. A causa di una serie di schiacciamenti vertebrali, inusuali per la ridotta età di quest’ultimo, si ritiene che svolgesse lavori pesanti: potrebbe quindi di uno schiavo e del suo padrone.
Di “scoperta straordinaria” ha parlato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, sottolineando che Pompei “è importante nel mondo non soltanto per il grandissimo numero di turisti, ma perché è un luogo incredibile di ricerca, di studio, di formazione. Sono ancora più di venti gli ettari da scavare, un grande lavoro per gli archeologici di oggi e del futuro”. A fargli eco il Direttore del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna, che ha fornito dettagli sullo scavo di Civita Giuliana, ripreso a gennaio 2020, considerandolo importante “perché condotto insieme alla Procura di Torre Annunziata per scongiurare gli scavi clandestini”. Un luogo, inoltre, in grado di restituire “scoperte toccanti”, ha aggiunto il Direttore, che ha chiarito le ragioni del decesso dei due uomini, avvenuto durante la cosiddetta “seconda corrente piroclastica” che investì la città romana il mattino del 25 ottobre, ovvero il giorno successivo la prima eruzione. “Queste due vittime cercavano forse rifugio nel criptoportico, dove invece vengono travolte dalla corrente piroclastica alle 9 di mattina. Una morte per shock termico, come dimostrano anche gli arti, i piedi, le mani contratti. Una morte che per noi oggi è una fonte di conoscenza incredibile”, ha affermato Osanna.
[Immagine in apertura: Foto © Luigi Spina]