Recentemente presentato al "Torino Film Festival", il nuovo documentario di Massimo Ferrari punta i riflettori sul Rione Sanità di Napoli, testimoniando la rinascita del quartiere: un modello di umanità e bellezza, nato grazie al carisma di padre Antonio Loffredo.
Napoli è una città magica, terra di contraddizioni e opposti che convivono. Una città, a ben vedere, che trova la sua forza e la sua bellezza proprio nella coesistenza degli estremi. Tra le strade del capoluogo campano bagliori e oscurità, passione e arrendevolezza si incontrano e si scontrano senza mai sopraffarsi. Nell’equilibrio fra queste correnti contrarie risiede l’essenza stessa della metropoli, “teatro” per definizione dello spirito mediterraneo.
Luogo simbolo dell’anima turbolenta della “città del sole” è senza dubbio il Rione Sanità, uno dei quartieri più complessi e affascinanti, da anni al centro di una straordinaria trasformazione che sta provando a sovvertirne l’immagine negativa. Edificato alla fine del 16esimo secolo all’interno di una vasta area utilizzata sin dall’epoca greco-romana come luogo di sepoltura, il quartiere conserva da sempre una forte relazione tra vita e morte, tra uomo e destino. Un connubio macabro e accattivante, dimostrato da monumenti come le Catacombe di San Gennaro e il Cimitero delle Fontanelle, l’antico ossario adoperato per ospitare le vittime della grande peste del 1656.
Inizialmente destinato ad accogliere importanti famiglie nobiliari e facoltosi borghesi della città, col passare del tempo il Rione Sanità divenne una delle zone più popolari di Napoli. Problematiche sociali, emarginazione e disoccupazione ne hanno caratterizzato a lungo la genetica, portando il quartiere a diventare triste metafora della malavita e del disagio locale. Un nuovo documentario – presentato fuori concorso al Torino Film Festival (la rassegna dedicata alla settima arte, in calendario fino al 28 novembre) – prova a tracciare la storia recente del celebre rione, soffermandosi sugli interventi sociali e culturali messi in atto per risollevarne le sorti.
Diretto da Massimo Ferrari, e scritto in collaborazione con Conchita Sannino, il film – dal titolo Rione Sanità. La certezza dei sogni – è un omaggio alla “rinascita” del quartiere, messa in atto grazie all’impegno e all’attivismo di padre Antonio Loffredo, protagonista della pellicola.
È lui, infatti, il centro propulsore dell’intera operazione di recupero del rione, leader morale e carismatico capace di costruire in pochissimi mesi, e con grande passione, un cambiamento impensabile fino a quindici anni fa.
Prodotto da Sky Arte, Big Sur e Mad Entertainment, il film ripercorre le fasi cruciali di questa formidabile ascesa, gli sviluppi, le speranze e le difficoltà (quelle superate e quelle ancora da superare). Dalla gestione delle Catacombe all’apertura di una scuola di teatro, dall’inaugurazione di un nuovo centro sportivo alla creazione di tante nuove attività per i giovani abitanti del luogo: occasioni di svago e socialità, offerte con l’obiettivo di distrarre, aiutare e soprattutto recuperare i più deboli dalle “grinfie” della malavita.