Il Grattacielo Pirelli a Milano e la Concattedrale Gran Madre di Dio a Taranto sono due delle opere più note fra quelle realizzate in Italia dall'architetto Gio Ponti. Quest'anno tagliano il traguardo dei sessanta e dei cinquanta anni dalle rispettive inaugurazioni: una serie di iniziative ne analizzano le vicende costruttive e il rilievo culturale.
Anticipati dalla mostra al MAXXI di Roma, l’omaggio all’architetto Gio Ponti nel quarantennale della scomparsa, quest’anno ricorrono anche due importanti anniversari che riguardano altrettante opere del celebre progettista. Proprio nel 2020, infatti, il Pirellone a Milano taglia il traguardo dei sessant’anni dall’inaugurazione, avvenuta il 4 aprile 1960; in Puglia,i nvece, ricorre il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione della Concattedrale Gran Madre di Dio, commissionata a Ponti dall’Arcivescovo Motolese. Entrambe le ricorrenze offrono l’occasione per riflettere e interrogarsi sull’eredità e influenza pontiana, pur rappresentando due casi distinti e fra loro indipendenti.
A Milano, il Grattacielo Pirelli rappresenta infatti il risultato di uno “sforzo progettuale corale”, reso possibile grazie alla carica innovativa e alle capacità di un team eccezionale di professionisti che, oltre a Gio Ponti, includeva Pier Luigi Nervi, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Arturo Danusso, Giuseppe Valtolina ed Egidio Dell’Orto. Considerato un capolavoro di architettura e di ingegneria, dall’alto dei suoi 127 metri (fu il primo palazzo a superare in altezza la Madonnina del Duomo di Milano), il Pirellone è un simbolo indiscusso della rinascita e della progressiva ascesa economica dal capoluogo lombardo, dopo il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Originariamente concepito come sede dell’azienda cui deve la sua denominazione, ospita oggi il Consiglio della Regione Lombardia.
Per ricordarlo e celebrarne il rilievo anche architettonico, Regione Lombardia, Giunta e Consiglio e dalla Fondazione Pirelli, con il sostegno di Pirelli e FNM, hanno promosso la mostra Storie del Grattacielo. I 60 anni del Pirellone tra cultura industriale e attività istituzionali di Regione Lombardia, la cui apertura è prevista per la prossima primavera. Un’anteprima digitale, in cinque atti, è già disponibile sulla piattaforma online dedicata ed è stato pubblicato il volume Storie del grattacielo, a cura di Marsilio Editori.
Allestita presso il Museo Diocesano di Taranto, la mostra Gio Ponti e la Concattedrale Taranto 1970-2020. Il sogno di una città, il sogno dei suoi cittadini e il sogno di Guglielmo e di Giovanni ripercorre la complessa vicenda dell’edificio sacro aperto esattamente cinquant’anni fa. Fra le ultime opere ultimate da Ponti, la Concattedrale è l’esito dell’incontro e dell’amicizia tra il progettista milanese e il Monsignor Motolose, che alla fine degli anni Sessanta gli affidò l’incarico per la costruzione della nuova chiesa. A contraddistinguere la Concattedrale è la scenografica “doppia facciata”: la prima, “minore, salendo la scalinata“, come da indicazione pontiana, è formata da una facciata alta 14 metri e lunga 46 e scandita da aperture. La seconda, “accessibile solo allo sguardo e al vento. Una facciata per l’aria“, raggiunge un’altezza di 40 metri dal suolo ed è ritmata da una doppia parete traforata da ottanta finestre esagonali e quadrangolari.
Oltre al progetto espositivo, che sarà aperto al pubblico non appena le regole legate all’emergenza sanitaria lo consentiranno, l’omaggio di Taranto alla sua Concattedrale prevede il convegno internazionale Gio Ponti e la Concattedrale Taranto 1970-2020. Protagonisti, liturgia, tutela e valorizzazione, in via di definizione. Inoltre, in concomitanza con le celebrazioni, il Comune di Taranto ha siglato un’intesa con l’Arcidiocesi cittadina finalizzata al ripristino delle vasche antistanti l’edificio: in questo modo verrà recuperata l’idea di Ponti di una “chiesa-nave con le vele spiegate” che si specchia nelle acque dello Ionio.
[Immagine in apertura: Concattedrale Gran Madre di Dio – Taranto (Gio Ponti 1967-1970). Foto di Alessio Lojk, 2017, CC BY-SA 4.0. Non è stata apportata alcuna modifica all’immagine]