10 Dicembre 2020
Arrivano anche dal Prado, dal Rijksmuseum, dalla National Gallery di Londra e dalle Gallerie degli Uffizi alcuni dei venticinque capolavori pittorici esposti a Palazzo Barberini in occasione della mostra "L'ora dello spettatore. Come le immagini ci usano".
Cosa accomuna le persone nel momento in cui si dedicano all’osservazione di una scultura, di un dipinto, di una performance o di un qualsiasi “manufatto artistico”? Quali meccanismi, visivi e mentali, si attivano in quel fatale passaggio che porta alla nascita dei cosiddetti “spettatori”? Esiste una sorta di “alleanza non scritta” tra il pubblico e gli artisti, che incoraggia questi ultimi a sviluppare sempre nuove soluzioni in grado di l’intercettare l’interesse individuale, tenendosi parallelamente a distanza dal fornire indicazioni univoche e definitive?
Si tratta di quesiti che cessano di essere solo “domande teoriche”, per tradursi in esperienza concreta, in occasione della mostra allestita a Roma, alle Gallerie Nazionali di Arte Antica ‒ Palazzo Barberini, e chiusa al pubblico fino alla riapertura dei musei. Curato da Michele Di Monte, il progetto espositivo L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano punta sulle modalità stesse dell’osservazione e sulle ragioni che ci attraggono verso specifiche immagini a discapito di altre. In particolare, attraverso venticinque capolavori pittorici, la mostra invita a riflettere sul “potere” della pittura, che non è mai “limitato” o circoscritto a quanto è stato effettivamente rappresentato dall’autore, ma è il risultato di un processo più sfaccettato, in cui lo spettatore stesso veste i panni di co-protagonista. Tra metafore, allusioni, ironia e provocazione.
Per raggiungere il proprio obiettivo, il percorso affianca opere provenienti dalla collezione delle Gallerie Nazionali capitoline e lavori concessi da importanti musei europei: dalla National Gallery di Londra al Museo del Prado di Madrid; dal Rijksmuseum di Amsterdam fino al Castello Reale di Varsavia, senza dimenticare il Museo di Capodimonte a Napoli, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Galleria Sabauda di Torino.
Introdotte da Il Mondo Novo di Giandomenico Tiepolo, proveniente dal Prado, le cinque sezioni della mostra analizzano il tacito accordo fra pubblico e artisti offrendo una pluralità di chiavi interpretative. Si va, ad esempio, dal tema della “soglia”, intesa come il “confine” che divide lo spettatore dal quadro restituito tramite la cornice o elementi come finestre, cornici, tende e sipari inseriti direttamente nella superficie pittorica, a quello del cosiddetto “appello”, in cui il soggetto ritratto sembra implorare l’attenzione dell’osservatore. Modalità meno esplicite di coinvolgimento vengono prese in esame nelle sezioni denominate L’indiscreto e Il complice, mentre un definitivo ribaltamento della posizione dello spettatore si compie nel capitolo conclusivo, intitolato Voyeur, che introduce la dimensione erotica e ambigua del rapporto tra immagine e sguardo.
In attesa di poter sperimentare de visu questa pluralità di sollecitazioni pittoriche, sul sito ufficiale di Palazzo Barberini sono intanto consultabili il dossier della mostra e il video-racconto del curatore. Approfondimenti sulle sezioni e sulle opere vengono proposti sui canali social dell’istituzione capitolina.
[Immagine in apertura: Giambattista Tiepolo, Il mondo novo, 1765 ca. olio su tela, 34×58,3 cm. Museo Nacional del Prado, Madrid]