Un archivio di opere d'arte capace di sopravvivere anche in caso di guerre, disastri naturali e attacchi informatici. Stiamo parlando dell'Arctic World Archive, il caveau norvegese progettato per conservare la memoria del mondo per i prossimi millenni. Situato nel mare Glaciale Artico, l'edificio ospiterà anche i capolavori del National Museum of Norway, in versione digitale.
Viviamo strani giorni, verrebbe da dire citando Battiato: una pandemia globale sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta, la natura ci implora soccorso stremata dalle azioni sciagurate dell’uomo, e le superpotenze mondiali si sfidano in un gioco di strategie senza vincitori. Un clima di instabilità e di incertezza diffuso, insomma, non necessariamente inedito rispetto al passato, ma che certamente ci impedisce di guardare al futuro privi di ansie e preoccupazioni.
In risposta alla precarietà sociale e politica di questa situazione, il National Museum of Art di Oslo ha pensato di correre ai ripari. Come? Cercando protezione sotto la gelida coltre di neve dell’Artico.
È di questi giorni, infatti, la conferma di una nuova, massiccia, operazione di catalogazione conclusa dal celebre museo norvegese. Nota per la sua straordinaria collezione di opere – con oltre 400mila manufatti d’arte, design e architettura – l’istituzione ha infatti “trasferito” l’insieme dei suoi tesori all’interno del nuovo Arctic World Archive: il grande caveau situato tra i monti delle isole Svalbard, progettato per proteggere e conservare per i prossimi mille anni documenti preziosi e strategici di varia natura.
Costruito all’interno di una vecchia miniera di carbone dismessa, questa sorta di “museo dell’umanità” si presenta come un enorme “hard disk” pensato per mantenere intatta la memoria di quello che la nostra civiltà vuole preservare per il futuro. Popolata per lo più da renne e orsi polari, la zona su cui l’edificio sorge è infatti – almeno formalmente – esente da ogni tipo di attacco militare, grazie a un trattato firmato da 42 Paesi che vieta l’accesso di ogni esercito sulle isole. La profonda collocazione dell’Archive, e le temperature sotto lo zero assicurate all’interno della struttura, consentono inoltre il mantenimento di ogni elemento presente nei suoi spazi, facendone un rifugio perfetto anche in caso di attacchi nucleari, elettromagnetici e disastri ambientali. Una situazione ottimale, dunque, che rende questo posto una vera e propria “arca di Noè” della memoria collettiva: un database di informazioni che sopravvivranno all’umanità in caso di estinzione.
Da qui la scelta, da parte del museo di Oslo, di depositare presso l’Arctic World Archive una copia “digitale” della sua intera collezione, forte di opere di Rembrandt, Vincent van Gogh, Raffaello e del “padrone di casa” Edvard Munch, presente nelle sale dell’istituzione con una versione del suo celebre Urlo.
Le opere di questi, e di moltissimi altri maestri di varie discipline, saranno conservate in modalità virtuale all’interno di una memoria speciale chiamata “piqlFilm”: una pellicola digitale fotosensibile in grado di resistere fino a cinquecento anni, capace di proteggersi da cyber-attacchi e di sopravvivere anche senza collegamenti informatici. In caso di emergenza basterà seguire le istruzioni presenti sul posto, riportando in vita (almeno in maniera digitale) le testimonianze di capolavori la cui presenza fisica sarà stata a quel punto compromessa per sempre.
[Immagine in apertura: Svalbard. License: Media Use, by National Museum/Vidar Ibenfeldt]