Jacometto Veneziano, Bronzino, Van Dyck, Rembrandt, Batoni. Sono solo alcuni dei grandi maestri del passato scelti da Volker Hermes per la serie “Hidden Portraits”. Una sequenza di ritratti classici rivisitati con l'aggiunta di dettagli che ostacolano la visione del volto.
Quando Volker Hermes cominciò a lavorare alla serie Hidden Portraits, circa dieci anni fa, di certo non poteva immaginare che il mondo sarebbe stato preda di una violenta pandemia che avrebbe costretto i suoi abitanti a munirsi di mascherina, uscendo per le strade con il viso semicoperto, proprio come i protagonisti delle sue opere. Sì, perché i lavori dell’artista tedesco nato a Wegberg nel 1972 sono pieni di riferimenti all’attualità. Riferimenti impliciti, forse casuali, eppure forti e trasparenti.
Recentemente esposta presso il Castello Visconteo di Pavia – all’interno della mostra Identità s-velate (momentaneamente sospesa nel rispetto delle misure di contenimento del virus) –, la serie presenta una lunga selezione di ritratti di stampo classico rivisitati in maniera digitale, attraverso l’aggiunta di accessori ed elementi di abbigliamento che ostacolano la lettura del viso dei personaggi raffigurati.
Dal Ritratto di Pierre-Louis Laideguive, eseguito da Maurice Quentin de la Tour nel 1761, al Ritratto di Maria Josepha di Sassonia, Dauphine di Francia di Jean-Martial Frédou. I soggetti rappresentati da questi, e da molti altri celebri maestri della pittura internazionale, sono reinterpretati da Hermes con espedienti grafici che distorcono la visione del soggetto, rendendo la rappresentazione una celebrazione al contrario: piuttosto che un omaggio alle eminenti personalità dipinte, un mascheramento che ne cela l’identità.
Eppure, come detto, l’intero progetto non ha nulla a che vedere con la pandemia. Hidden Portraits è infatti un’analisi sul significato sociale della pittura, sui codici di abbigliamento e sul ruolo della ritrattistica nel periodo che va dal primo Rinascimento alla fine del XIX secolo (in sostanza prima dell’invenzione della fotografia). Casualità vuole che le opere ci appaiano oggi estremamente puntuali, vicine alla situazione che stiamo vivendo: coperti da foulard, bautte e cappucci colorati, i soggetti dei dipinti ci ricordano noi stessi alle prese con le ormai consuete mascherine di protezione. Perché è così: le opere d’arte ci parlano, innescando corrispondenze in base alla sensibilità del tempo che stiamo vivendo.
[Immagine in apertura: Volker Hermes, Hidden Frédou. Photocollage 2020. Courtesy l’artista, dettaglio]