Mentre erano impegnati in un'operazione di ricerca e recupero di reti fantasma, ovvero le reti da pesca abbandonate che rappresentano una minaccia per la flora marina, i ricercatori della Kiel Submaris si sono imbattuti in uno strano oggetto. All'apparenza una macchina da scrivere, ma in realtà un sofisticato dispositivo in uso durante la Seconda Guerra Mondiale.
Può capitare che dalle profondità del mare finiscano per riemergere testimonianze storiche “scomode” e di non immediata identificazione. È proprio quello che di recente è avvenuto a un gruppo di ricercatori sub impegnati nel recupero di reti da pesca dai fondali del Mar Baltico su incarico del WWF. Inaspettatamente si sono imbattuti in uno strumento all’apparenza del tutto simile a un tradizionale macchina da scrivere, con tasti e meccanismi ancora distinguibili nonostante l’azione corrosiva dell’acqua marina e lo scorrere del tempo. Ma, in realtà, si trattava di un raro “cimelio bellico” di epoca nazista…
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il dispositivo rinvenuto al largo della costa nord-orientale della Germania, nella baia di Gelting, veniva infatti impiegato per trasmettere comunicazioni militari crittografate: si tratta di un esemplare di Enigma, la macchina di cifratura con cui le forze armate tedesche inviavano e, soprattutto, decifravano i messaggi. Il ritrovamento è considerato estremamente raro e sono già state avanzate ipotesi sulle ragioni delle sua presenza in mare: i militari potrebbe essersi disfatti del dispositivo, gettandolo in acqua, per evitare che finisse nelle “mani sbagliate”. Si stima che delle circa 20.000 macchine Enigma prodotte in Germania durante gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, solo una ridottissima percentuale sia sopravvissuta fino ai giorni nostri: le restanti sarebbe infatti state volutamente distrutte dagli stessi nazisti in nome della sicurezza militare.
Proprio per questo il fortuito ritrovamento ha riscosso una discreta risonanza mediatica, trattandosi di un dispositivo considerato oggi “prezioso”, data la sua rarità. L’esemplare di Enigma in questione era “intrecciato” a una rete da pesca, strumento che a sua volta è ampiamento riconosciuto come un pericolo per la salute dei nostri mari e oceani. L’intervento che ha portato alla casuale riscoperta del dispositivo rientra nelle operazioni con cui il WWF punta alla ricerca e al recupero del maggior numero possibile di “reti fantasma”, le quali contribuiscono all’inquinamento marino e minacciano l’esistenza di pesci, uccelli e altri mammiferi marini.
Ed Enigma? Dopo un intervento di pulizia e ripristino, dovrebbe essere esposta in un museo archeologico tedesco.
[Immagine in apertura: Stellnetz-Bergung Enigma Fund. Photo Florian Huber, submaris. Courtesy World Wildlife Foundation -WWF]