Al Palazzo Vecchio di Firenze nuova vita per la sala-capolavoro progettata da Vasari

6 Gennaio 2021

Sala della Guardaroba, Palazzo Vecchio. Per gentile concessione del Comune di Firenze

È uno degli ambienti più visitati di Palazzo Vecchio, a Firenze. Un luogo magico e carico di storia, pronto a riconquistare il suo antico splendore grazie a un consistente intervento di restauro in programma la prossima primavera. Stiamo parlando della Sala della Guardaroba del noto museo fiorentino.

Comunemente conosciuto come Sala delle carte geografiche, il luogo sarà sottoposto a lavori di recupero e valorizzazione degli arredi, degli impianti e delle opere d’arte in esso presenti: una su tutte l’antico mappamondo risalente al Cinquecento, situato in bella vista al centro della stanza (nell’immagine in apertura, per gentile concessione del Comune di Firenze).

COSTI E TEMPI DEL RESTAURO

Elaborato dalla direzione Servizi tecnici-Fabbrica di Palazzo Vecchio, il progetto durerà circa un anno (periodo nel quale gli ambienti dell’edificio resteranno aperti al pubblico solo parzialmente), e sarà finanziato dalla fondazione non profit Friends of Florence per un totale di 500mila euro.

La Sala delle carte geografiche”, ha commentato Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura, Moda, Design e Relazioni Internazionali del Comune di Firenze, “è uno degli ambienti più preziosi del museo di Palazzo Vecchio. Il meraviglioso globo posto al centro è uno dei più grandi e antichi giunti quasi del tutto intatti fino a noi. Adesso ce ne prenderemo cura. Valorizzeremo tutta la Sala dal pavimento al soffitto agli armadi a parete, dove sono collocate una cinquantina di carte su tavole a olio che raffigurano tutto il mondo conosciuto ai tempi di Cosimo I”.

LE CARTE GEOGRAFICHE E IL MAPPAMONDO

Situata al terzo piano dell’antico palazzo mediceo, la Sala delle carte geografiche deve il suo nome alle straordinarie tavole illustrate in essa collocate. Si tratta di 53 mappe dipinte tra il 1564 e il 1575 dal domenicano Egnazio Danti e, successivamente, dal monaco olivetano Stefano Bonsignori.

Collocate nei tredici armadi in legno di noce realizzati da Dionigi di Matteo Nigetti, le carte fanno da scenografia per il vero protagonista degli ambienti: il grande globo terrestre posto al centro della stanza. Forgiato dallo stesso Danti, il globo misura circa 220 centimetri di diametro, ed è ritenuto il più antico esempio di questo genere giunto fino ai nostri giorni.

LA STORIA DELLA SALA DELLA GUARDAROBA

Al momento del suo concepimento, la Sala aveva il compito di costituire uno spazio conoscitivo di inaudita complessità: una sorta di camera delle meraviglie all’interno della quale racchiudere il mondo fino ad allora conosciuto. A volerla, negli anni Sessanta del Cinquecento, fu Cosimo I de’ Medici dopo il suo trasferimento nel palazzo. Incaricato di condurre il progetto di realizzazione, invece, fu Giorgio Vasari, invitato a trasformare il luogo in una sala di cosmografia capace di offrire uno sguardo sulle conoscenze scientifiche del tempo e creare stupore.

Elaborato da Vasari in collaborazione con il cosmografo Fra’ Miniato Pitti, e successivamente con Egnazio Danti e Stefano Bonsignori, il progetto prevedeva straordinarie scenografie spaziali con globi fluttuanti, rappresentazioni celesti, arazzi e paramenti mai prima di allora concepiti. Un’opera artistica e architettonica ambiziosa, pensata per racchiudere l’intero universo in un luogo ritenuto all’epoca uno dei baricentri della cultura occidentale.