Il progetto per trasformare i rifiuti abbandonati sull’Everest in opere d’arte

25 Gennaio 2021

Photo by Go Wild on Unsplash

Pezzi di tende da campeggio, bombole di ossigeno vuote, bottigliette di plastica, lattine di alluminio. E poi ancora funi, scale, picchetti e contenitori per il cibo. Sono solo alcuni degli elementi inquinanti cosparsi sul manto nevoso di uno degli ambienti più magici del mondo: il monte Everest, noto come la vetta più alta del pianeta.

Situato tra Cina e Nepal, e meta ambita da escursionisti avventurosi e scalatori a caccia di emozioni, il “gigante” (con un’altitudine di 8848,86 metri sul livello del mare) è infatti sempre più soggetto alle incursioni dell’uomo: viaggi di natura sportiva e turistica che, così come purtroppo accade per tantissime aree “esotiche” del pianeta, stanno mettendo in serio pericolo il suo ecosistema. Ma come evitare che la situazione diventi irrecuperabile, compromettendo in maniera definitiva lo stato di salute della montagna dell’Himalaya?

DA SPAZZATURA AD ARTE

A suggerire una possibile soluzione è il Sagarmatha Next Centre, promotore di una serie di attività pensate per sensibilizzare gli escursionisti sul tema della salvaguardia ambientale, facendo ricorso al potere dell’arte.

Grazie al coinvolgimento di artisti locali e stranieri, lattine, coperte e oggetti abbandonati al loro destino saranno raccolti e trasformati in opere d’arte: creazioni “eco-friendly” da esporre nelle sale del centro o da vendere ai turisti come souvenir. Un modo per mantenere il sito il più possibile intatto, generando reddito e occupazione per tanti artigiani e creativi del posto.

[Immagine in apertura: Photo by Go Wild on Unsplash]