Una grande conchiglia scoperta nella Grotta di Marsoulas, in Francia, nel 1931, è stata studiata dai ricercatori dell’Università di Tolosa. Ritenuto inizialmente una coppa per cerimonie, l'oggetto sarebbe uno strumento musicale: il primo corno di conchiglia mai rinvenuto.
L’orchestra musicale della preistoria si arricchisce di un nuovo strumento. Stiamo parlando della grande conchiglia a forma di corno recentemente analizzata dall’Università di Tolosa, in Francia. Scoperto originariamente negli anni Trenta del secolo scorso, l’oggetto era stato a lungo ritenuto una coppa cerimoniale: un contenitore a forma concava usato durante le azioni rituali. Eppure solo oggi se ne apprende la reale funzione.
Stando agli studi dei ricercatori, guidati dall’archeologo Gilles Tosello, la conchiglia – risalente a circa 18mila anni fa – sarebbe da considerare uno dei più antichi strumenti a fiato fino a oggi datati. Un oggetto di funzione artistica e performativa, dunque, che si aggiunge ai già noti flauti e fischietti d’epoca paleolitica.
Portata alla luce nella Grotta di Marsoulas – il sito francese famoso per la sua notevole ricchezza archeologica, con pitture rupestri e ornamenti della civiltà magdaleniana –, la conchiglia è stata sottoposta a una serie di indagini di tomografia computerizzata, che hanno permesso di accertare la presenza di dettagli che ne confermerebbero la funzione musicale.
Smussato esternamente dalla mano dell’uomo, il reperto – lungo circa 31 cm e largo 18 – presenta una serie di decorazioni rossastre, realizzate probabilmente con le impronte delle dita. Le tonalità dei pigmenti impiegati, inoltre, corrispondono a quelle utilizzate per le decorazioni parietali all’interno della stessa caverna, come se lo strumento e il luogo in esso è stato trovato fossero legati da un nesso simbolico e formale. Ma c’è di più: la cavità all’estremo della conchiglia, utilizzata probabilmente come bocchino per produrre il suono, ha riportato la presenza di materiale organico scuro: una pasta simile alla resina, sparsa intorno al foro per consentire un utilizzo più comodo dello strumento.
Il test conclusivo della ricerca ha accertato l’effettiva qualità musicale della conchiglia. Un esperimento condotto con il supporto di un musicista esperto di strumenti a fiato ha infatti rivelato l’emissione di note di Do, Re e Do diesis. Suoni ben riconoscibili che fanno del reperto uno dei più antichi strumenti musicali mai ritrovati dall’uomo.
[Immagine in apertura: credit doc. G. Tosello-C. Fritz]