Il Cleveland Museum of Art ospita uno straordinario confronto e dialogo fra la pittura di Orazio Gentileschi e quella della figlia Artemisia. L'obiettivo? Svelare tecniche e strumenti usati dai due artisti per dare forma a opere profondamente diverse, nonostante le comuni radici.
Linguaggio fra i più longevi e affascinanti di sempre, la pittura ha saputo “cambiare pelle” nel corso del tempo, restando uno degli strumenti prediletti dagli artisti per tratteggiare atmosfere e dinamiche della propria epoca. Ma quali sono le tecniche e gli stratagemmi usati in passato dai pittori ed entrati in una sorta di vocabolario universale da cui in molti hanno attinto?
A dare risposta a questo interrogativo è la mostra allestita fino al 22 agosto presso il Cleveland Museum of Art, che accende i riflettori, in particolare, sulla tecnica pittorica di due eccezionali autori italiani vissuti al confine tra Cinquecento e Seicento, svelandone i “trucchi del mestiere”. Variations: The Reuse of Models in Paintings by Orazio and
Artemisia Gentileschi evidenzia soprattutto l’uso e il riuso che padre e figlia facevano dei modelli e dei cartoni utilizzati come guida per orientare le proprie opere.
Il perno dell’intera rassegna e la Danaë di Orazio Gentileschi, restituita dal museo americano all’antico splendore, complice un intervento di restauro che non solo ha fatto emergere la brillantezza dei colori originari, ma anche le variazioni sul tema da parte dell’autore. Come molti colleghi, infatti, l’artista ricorreva ai cartoni e ai modelli delle opere precedenti per la realizzazione dei nuovi lavori: la stessa Danaë custodita dal museo statunitense è la seconda versione di un dipinto realizzato da Gentileschi a Genova attorno al 1621-22, così come la Maddalena penitente è un esempio del costante ritorno, da parte dell’artista, a temi e figure già presenti nel suo repertorio.
L’adattamento dei modelli alle nuove composizioni è una pratica usata anche da Artemisia Gentileschi, che seppe declinarla, però, nel suo originalissimo e potente registro espressivo. Dal confronto tra la Danaë di Artemisia e quella del padre balzano agli occhi una serie di elementi utili a individuare le comuni radici pittoriche dei due ‒ Artemisia si formò nello studio paterno ‒ ma pure le profonde differenze nella scelta di toni, linee e colori, combinati dalla pittrice fino a ottenere quell’eccezionale naturalismo che caratterizza i suoi soggetti.
[Immagine in apertura: Danaë, c. 1623. Orazio Gentileschi (Italian, 1563–1639). Oil on canvas; 162 x 228.5 cm. The Cleveland Museum of Art, Leonard C. Hanna Jr. Fund, 1971.101. After conservation]