I leggendari costumi della Turandot di Puccini al centro di una grande mostra

2 Aprile 2021

Leopoldo Metlicovitz, Copertina per l’edizione di lusso della riduzione per canto e pianoforte, 1926, Milano, Archivio Storico Ricordi

Narra la storia di una scoperta insperata, di un sodalizio artistico dagli esiti straordinari e di una fascinazione mai sopita la mostra in programma dal 22 maggio al 21 novembre al Museo del Tessuto di Prato. Intitolata Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba, la rassegna prende le mosse dall’incredibile ritrovamento di una serie di costumi e gioielli di scena risalenti alla prima assoluta della Turandot di Puccini e inclusi nel guardaroba privato della soprano pratese Iva Pacetti.

Tre anni fa, quando l’istituzione toscana ricevette la proposta di acquisire un misterioso baule contenente vari oggetti e manufatti appartenuti alla soprano, le ricerche condotte dalla conservatrice del museo, Daniela Degl’Innocenti, fugarono qualsiasi dubbio: due costumi e altrettanti gioielli di scena corrispondevano a quelli disegnati e realizzati dal
costumista del Teatro alla Scala Luigi Sapelli (in arte Caramba) per il debutto dell’opera e indossati da Rosa Raisa, prima interprete della Turandot.

PUCCINI E L’ORIENTE A PRATO

L’obiettivo della mostra è quindi ripercorrere l’itinerario che ha portato alla creazione dei leggendari costumi, approfondendo il fortunato sodalizio tra Giacomo Puccini e l’artista e amico Galileo Chini, fino al coinvolgimento del costumista del Teatro alla Scala Caramba.
La scelta di affidare le scenografie a Chini fu tutt’altro che casuale: Puccini sapeva bene che l’amico aveva soggiornato a lungo in Oriente, traendone infinita ispirazione per il proprio lavoro, come si evince dai circa 120 oggetti della collezione Chini, custodita dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze, esposti nella imminente mostra a Prato.

Tessuti, maschere teatrali, porcellane, strumenti musicali e sculture di produzione thailandese e cinese, le cui linee e motivi riecheggiano nelle scenografie messe a punto da Chini per l’opera pucciniana, in perfetta sintonia con i costumi e i gioielli ritrovati e firmati da Caramba. Il pubblico potrà finalmente ammirarne lo splendore, grazie anche agli efficaci interventi di restauro e conservazione che hanno mitigato i segni del tempo.
La mostra accenderà i riflettori pure su trenta costumi provenienti dall’archivio della Sartoria Devalle di Torino ‒ indossati, sempre nella medesima edizione dell’opera, dagli interpreti dei personaggi primari, comprimari e secondari –, su alcuni bozzetti originali dei costumi a firma dell’illustratore Filippo Brunelleschi, inizialmente scelto da Puccini, e sulla figura di Iva Pacetti, alla quale è dedicata una sezione multimediale.

LE IMMAGINI

[Immagine in apertura: Leopoldo Metlicovitz, Copertina per l’edizione di lusso della riduzione per canto e pianoforte, 1926, Milano, Archivio Storico Ricordi]