I capolavori di Michelangelo restaurati grazie ai batteri

10 Giugno 2021

Indagini colorimetriche sulla statua dell'Aurora del monumento funebre di Lorenzo duca d'Urbino - Foto per gentile concessione del CNR

Solitamente considerati una minaccia dalla quale difendersi, i batteri possono diventare alleati dell’uomo in diversi ambiti, permettendoci di sfruttare le loro naturali caratteristiche e abilità per lo svolgimento di alcuni compiti. La lunga campagna di restauri della Sagrestia Nuova, il celebre ambiente della basilica di San Lorenzo ideato da Michelangelo per ospitare le tombe di due esponenti della dinastia dei Medici, Giuliano Duca di Nemours e Lorenzo Duca di Urbino, e oggi parte del complesso delle Cappelle Medicee del Museo del Bargello a Firenze, è un esempio di questa inedita collaborazione.

LA TECNICA DI BIOPULITURA

Qui, nell’ambito della fase finale di una importante operazione cominciata otto anni fa, è stata sperimentata una tecnica di biopulitura che usa colonie di batteri “affamati” per ripulire i marmi dai segni del tempo senza danneggiarli. Un team di restauratrici ha collaborato con le ricercatrici dell’ISPC-CNR e dell’ENEA per rimuovere una serie di macchie che alteravano l’aspetto delle tombe e delle statue, occultando in parte la finezza del lavoro del Buonarroti e dei suoi collaboratori.

In particolare, il sarcofago di Lorenzo Duca di Urbino era danneggiato da una serie di macchie di origine organica, derivanti dalla sepoltura, avvenuta in un secondo momento e con minori cautele, del figlio Alessandro de’ Medici. Tre ceppi batterici, in grado di agire su questi residui e su altri materiali come i fosfati, il gesso o i silicati senza intaccare il marmo, e innocui per l’uomo, sono stati selezionati, resi più voraci e infine applicati in maniera strategica sulle superfici da trattare, immobilizzati in una sorta di gel.

MICHELANGELO RITROVATO

Lo speciale trattamento, utilizzato per la prima volta su opere di Michelangelo, ha reso più evidenti alcuni aspetti del suo modus operandi. “Dopo la pulitura possiamo nuovamente godere dell’eccezionale uso della tecnica scultorea da parte di Michelangelo: espressione del suo intimo rapporto con il marmo e della sua capacità di trasformarlo in luce”, ha dichiarato la restauratrice Marina Vincenti, impegnata con la collega Daniela Manna nel lavoro sulla Sagrestia Nuova. “Il cambio costante della tessitura dei segni lasciati dagli strumenti di lavorazione utilizzati rende vivo e palpitante il contenuto simbolico e spirituale dell’uomo chiamato a dare forma al trascorrere del tempo”.

[Immagine in apertura: Indagini colorimetriche sulla statua dell’Aurora del monumento funebre di Lorenzo duca d’Urbino – Foto per gentile concessione del CNR]