La mostra "Viaggio in Italia. Gli anni '60" chiude idealmente il lungo inverno nel Cantone dei Grigioni e prelude all'ottava edizione di St. Moritz Art Masters: quest'anno, dal 21 al 30 agosto, sarà proprio l'Italia il Paese ospite d'onore.
La stagione sciistica a St. Moritz non è ancora terminata e la cittadina svizzera ferve di attività. Anche culturali, per conciliare interessi sportivi e intellettuali dei suoi tanti turisti. Presso la Chiesa Protestante, lo scorso 13 febbraio è stata appunto inaugurata la mostra Viaggio in Italia. Gli anni ’60, che rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 8 marzo. Una rassegna che chiude idealmente l’inverno e prelude all’ottava edizione di St. Moritz Art Masters: quest’anno, dal 21 al 30 agosto, sarà proprio l’Italia il Paese ospite d’onore.
L’esposizione presenta intanto, attraverso 20 opere significative, un periodo artistico particolarmente vivace del Novecento italiano. Il decennio al centro della mostra vede concentrare le maggiori spinte creative attorno a tre poli culturali, rappresentati dalle città di Milano, Roma e Torino, che vivono un periodo d’oro non soltanto nelle arti visive ma anche nell’industria come nel design, o ancora nella letteratura e nel cinema.
A Milano, attorno a Lucio Fontana cresce tutta una generazione di artisti: Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Gianni Colombo, Paolo Scheggi; ciascuno porta avanti una nuova idea di spazio, ottenuta attraverso la ridefinizione della pittura come relazione di colore e forma.
A Roma, intanto, Alberto Burri indaga le potenzialità della materia attraverso svariate tecniche extra-artistiche; parallelamente, Piero Dorazio si concentra sulla superficie. In generale, però, la presenza di Cinecittà ispira direttamente molte delle ricerche anche nell’ambito artistico: autori quali Marco Schifano, Mimmo Rotella, Franco Angeli, Tano Festa, Pino Pascali reinterpretano le icone della nuova era consumistica, quando non attingono ai topoi della stessa identità italiana.
A Torino, Giuseppe Pinot Gallizio inaugura una lunga serie di sperimentazioni su materiali naturali e alterazioni concettuali dell’ordine delle cose. È questo, in sintesi, il preludio dell’Arte Povera, movimento articolato che vedrà primeggiare personalità e ricerche artistiche altrettanto individuali, firmate da Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo e Mario Merz.