È segnata da due settimane di eventi musicali e di aperture notturne, l'inaugurazione-evento dell'ultimo gioiello architettonico di Londra. Il 17 giugno, dopo undici anni di lavori, apre finalmente l'attesissimo "museo del XXI secolo", un progetto del duo di architetti svizzeri Herzog & de Meuron che di fatto raddoppia gli spazi della Tate Modern.
Dopo una lunga attesa e una mastodontica campagna di crowfunding – con uno sforzo congiunto il Governo, l’Autorità della Grande Londra, il Consiglio Comunale di Southwark e altri enti e sponsor privati hanno raggiunto la cifra di 260 milioni di sterline – il 17 giugno 2016 diventa pienamente fruibile la nuova ala della Tate Modern di Londra. L’ampliamento, dalla già iconica forma piramidale, prende il nome di Switch House e produce un incremento delle precedenti dimensioni della Tate Modern pari al 60%.
Messo a punto dal duo di architetti svizzeri Herzog & de Meuron – lo stesso che, proprio all’inizio del mese di giugno, ha inaugurato in Germania il nuovo Schaudepot nel Campus Vitra – il progetto ampia le possibilità offerte dalla celebre istituzione museale inglese, fin qui già capace di raccogliere oltre 5 milioni di visitatori all’anno. Dopo essersi assicurata il primato di galleria dedicata all’arte contemporanea più visitata al mondo, la New Tate Modern prova ora a superarsi ulteriormente, permettendo ai visitatori di sperimentare “una vasta gamma di nuove esperienze spaziali, oltre che di visione artistica“.
Nei suoi 10 livelli fuori-terra, collegati tra loro da una successione di scenografiche scale, passerelle e ascensori e unificati da numerosi tagli e vedute sul fiume Tamigi, la Switch House ospiterà una collezione anch’essa da record. Sotto la direzione di Frances Morris infatti – la prima donna alla guida della Tate Modern dalla sua fondazione – il percorso espositivo raccoglie 800 opere di 300 artisti provenienti da 57 nazioni diverse. L’intento è raccontare “la più completa storia dell’arte moderna e contemporanea degli ultimi 100 anni“.
Dagli ambienti espositivi underground, allestiti all’interno di serbatoi sotterranei, fino alla terrazza panoramica dell’ultimo piano, da cui si gode di un affaccio strepitoso sullo skyline londinese, il museo si caratterizza per l’articolazione e la varietà degli spazi interni. Nell’impiego del “cemento nudo” si rintraccia un elemento di continuità dell’intero intervento. Gli arredi sono curati da Jasper Morrison, artefice di una nuova serie di tavoli e sedute e anche del layout del ristorante al nono piano.