Dai ritratti ai paesaggi, dai disegni preparatori alle incisioni, dagli acquerelli e ai celebri olii su tela: l'intera produzione di Edward Hopper viene delineata nelle sei sezioni della nuova retrospettiva romana. Con un inedito focus sulle influenze cinematografiche.
Autunno all’insegna delle grandi mostre a Roma, dove a pochi giorni dall’apertura della retrospettiva su Jean Arp, ospitata nella magnificenza delle Grandi Aule alle Terme di Diocleziano, è stata inaugurata anche la rassegna su Edward Hopper. Icona dell’arte statunitense del Ventesimo Secolo, il celebre pittore arriva al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini dopo il successo ottenuto nei primi mesi dell’anno dalla mostra di Bologna, a Palazzo Fava.
Nel nuovo appuntamento espositivo romano, protagonisti sono una sessantina di lavori dell’artista, noto al grande pubblico non solo per l’iconica produzione pittorica, ma anche per il carattere schivo e taciturno, sintetizzato con efficacia nell’aforisma: “Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere“.
Supervisionata da Barbara Haskell – curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art di New York,– con la collaborazione di Luca Beatrice e della prestigiosa istituzione museale statunitense da cui provengono importanti prestiti, la mostra restituisce il percorso professionale di Hopper nella sua interezza.
Sono dunque compresi nel percorso espositivo capolavori come South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior(1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909) e il complesso e seducente olio su tela Soir Bleu (1914), con uno sviluppo longitudinale di circa due metri.
Aperta fino al 12 febbraio 2017, la mostra si arricchisce inoltre di un’interessante novità rispetto alle analoghe esperienze del recente passato. Si tratta della sezione, del tutto inedita, sull’influenza dell’immaginario visivo distintivo dell’artista sul cinema, con un viaggio che procede da Hitchcock a Michelangelo Antonioni, fino a Dario Argento.
A lungo associato esclusivamente ad opere in grado di restituire quel “senso di incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana“, nelle sei sezioni della mostra romana l’artista viene svelato come un interprete completo e dotato, attivo anche nella produzione di incisioni, di disegni e di acquerelli. Una figura capace dunque di dare vita ad uno “straordinario repertorio di motivi e generi della pittura figurativa“.
[Immagine in apertura: Edward Hopper, South Carolina Morning, 1955, Whitney Museum of American Art, New York; Josephine N. Hopper Bequest © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art]