Sono 80, le fotografie scattate dal grande Maestro francese che compongono il percorso espositivo della mostra ospitata nelle sale del Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art. Nella città d'arte toscana, fino al 12 novembre prossimo.
Con la mostra Robert Doisneau. A l’imparfait de l’objectif il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art ricostruisce il profilo di uno dei più celebri fotografi del Novecento. Scomparso nel 1994 e autori di scatti divenuti parte integrante dell’immaginario visivo della città di Parigi, l’autore è al centro di una monografica curata da Maurizio Vanni e ospitata nella sede espositiva toscana.
Aperta fino al 12 novembre 2017 e organizzata dall’istituzione lucchese in collaborazione con Atelier Robert Doisneau e MVIVA, l’esposizione si snoda tra 80 immagini in bianco e nero. Nel percorso sono comprese anche alcune delle sue opere passate alla storia: è il caso della celeberrima Le Baiser de l’Hôtel de Ville, scattata a Parigi nel 1950 e destinata a un servizio pubblicato sulla rivista statunitense Life.
L’opera di Doisneau è intimamente legata alla quotidianità della capitale francese. La sua scelta di calarsi nelle strade e tra gli abitanti delle periferie parigine gli permise di comporre un ritratto intenso, reale e affascinante della città. Lontana dagli stereotipi più consolidati e da un’immagine gaudente e sofisticata, la distintiva lettura della Ville Lumière offerta dall’artista emoziona nella sua straordinaria normalità.
Come ha osservato il curatore della mostra, con i suoi lavori il fotografo “racconta la storia vera di Parigi, quella dei sobborghi e delle periferie, quella dei personaggi più umili e veri, e quella dei baci rubati o estorti con dolcezza. Nelle sue foto il luogo non è mai una semplice ambientazione, ma dialoga sempre con le figure, anche quando non è a fuoco: la città si manifesta in tutto il suo splendore anche quando prende consistenza attraverso il contrasto tra luci e ombre“.
Nella produzione di questo artista, recentemente al centro anche di una speciale iniziativa al Cinema Spazio Oberdan di Milano, emerge il desiderio di fermare per sempre “l’istante scomposto”; la sua predilezione fu per la ricerca della “scena giusta” in contesti animati da bambini, anziani, da persone modeste o normalissime che siedono ai bistrot, camminano lungo le strade o si riposano lungo le rive della Senna. “Ci sono personaggi e luoghi urbani – prosegue ancora Vanni – che pur non rispondendo a particolari canoni estetici risultano maieutici e attrattivi. Il loro fascino unico sta, probabilmente, nell’essere imperfetti. (…) Doisneau ha scoperto il segreto della vita rincorrendo la verità umana nelle sue bellissime difformità e imperfezioni”.