"Foto in bianconero, delicatissime, elegantissime nella loro apparente semplicità", come le ha definite Leonello Bertolucci; parole che descrivono alla perfezione l'universo creativo e il percorso umano del grande fotografo scomparso nel 2016. Una mostra in apertura questo weekend a Genova ripercorre la sua ricca produzione di Fulvio Roiter.
La stagione espositiva autunnale di Palazzo Ducale include anche un appuntamento dedicato alla grande fotografia italiana. Con la retrospettiva Fulvio Roiter. Fotografie 1948 – 2007, l’istituzione genovese ripercorre l’intera produzione artistica del celebre autore originario della provincia di Venezia, a due anni dalla scomparsa.
Curata da Denis Curti con il contributo della moglie Lou Embo, e visitabile fino al 24 febbraio 2019, la rassegna ricorre a una selezione di circa 150 scatti per esaminare lo stile, il linguaggio e i temi della carriera di Roiter, di recente protagonista anche di un appuntamento espositivo che ha avuto luogo a Venezia.
L’armonia del racconto; Tra stupore e meraviglia: l’Italia a colori; Venezia in bianco e nero: un autoritratto; L’altra Venezia; L’infinita bellezza; Oltre la realtà; Oltre i confini; Omaggio alla natura; L’uomo senza desideri sono le 9 sezioni tematiche della retrospettiva, ciascuna identificativa di una fase specifica della sua esistenza. Il criterio scelto a livello curatoriale, infatti, è abbracciare in un unico racconto la vita e l’opera fotografica di Roiter.
In particolare, alcuni luoghi profondamente cari all’autore sono nel tempo divenuti anche fonte di ispirazione per la sua ricerca fotografica, a dimostrazione di una passione viscerale e totalizzante verso questo medium artistico.
La Sicilia, con la sua estrema varietà paesaggistica; Venezia con la sua laguna, ma anche terre oggetto di visite e viaggi come New Orleans, il Belgio, il Portogallo, l’Andalusia e il Brasile definiscono le tappe fondamentali di questa “geografia dell’anima”.
Come ha sottolineato il curatore, dalla sua opera emerge “un bianco e nero aspro, contrastato, ruvido. Un desiderio di raccontare il mondo attraverso un attrito costante, senza mediazioni e senza menzogne. È questa la fotografia di Fulvio Roiter. Un modo particolare di guardare il mondo che ha ispirato l’opera del grande autore veneziano, fino alla fine dei suoi giorni, in una linea di racconto dinamica, ricca di sfumature, sorprese e colpi di scena, vicina a un approccio intimo alla fotografia”.