In che modo il design può migliorare la vita di tutti i giorni? Ripercorrendo la storia del design a partire da questo interrogativo, quali oggetti si sono imposti nell'immaginario collettivo per la loro capacità di rispondere davvero alle esigenze quotidiane? Le risposte in una mostra in corso a New York.
Progettata da Dante Giacosa nel 1957, la mitica Fiat 500 serie F è uno dei “pezzi forti” di The Value of Good Design, la mostra ospitata fino al 15 giugno prossimo al Museum of Modern Art di New York. Entrata a far parte della collezione permanente dell’istituzione statunitense nel 2017, l’iconica automobile confluisce – per la prima volta in questa occasione – in un progetto espositivo: in altre parole, verrà finalmente esposta in pubblico.
Curata da Juliet Kinchin e Andrew Gardner, The Value of Good Design esplora il “potenziale democratizzante del design”, proponendo un racconto che prende il via negli anni Trenta del Novecento. Si tratta di un concetto particolarmente caro al museo newyorkese, che ha sempre prediletto per la propria collezione permanente prodotti “figli del proprio tempo”, ben progettati e con un buon rapporto qualità-prezzo. Pezzi, dunque, in grado di soddisfare davvero le esigenze degli utenti, di incidere in maniera positiva sulla loro quotidianità, coerenti dal punto di vista funzionale e formale.
Partendo da queste premesse, la mostra intende offrire “testimonianze concrete” alla domanda: in che modo il design può migliorare la vita di tutti i giorni? L’interrogativo, esteso anche al pubblico del XXI secolo e alle sue specifiche necessità, negli scorsi decenni ha rappresentato una materia di dibattito per i governi, soprattutto durante il periodo della cosiddetta Guerra Fredda, e più in generale per tutti i Paesi chiamati alla sfida della ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il risultato è un percorso espositivo che tiene in considerazione l’apporto dei designer di tutto il mondo. Oltra alla Fiat 500 serie F, l’Italia è presente con la Olivetti Lexikon, datata 1954, progettata da Giovanni Pintor; in mostra anche un televisore giapponese di produzione Sony Corporation, del 1959; una collezione di vasi in vetro opera della finlandese Saara Hopea; un orologio da cucina dello svizzero Max Bill; la poltrona in bambù di Charlotte Perriand e ancora mobili, manifesti e opere di designer statunitensi – tra cui La Chaise di Charles e Ray Eames – nonché inglesi e tedeschi.
Allestita alle Philip Johnson Galleries e resa possibile grazie al supporto di diverse istituzioni, tra cui la Fondazione Marella e Giovanni Agnelli, The Value of Good Design è affiancata da una serie di iniziative dedicate.
[Immagine in apertura: Installation view, The Value of Good Design, Museum of Modern Art, New York, fino al 15 giugno 2019. Digital image © 2019 The Museum of Modern Art, New York. Photo: John Wronn]