La più influente artista giapponese vivente compie 90 anni. Dai difficile esordi negli anni Sessanta, fino ai record raggiunti in anni recenti, la sua storia personale e professionale ha ispirato un documentario e perfino un libro per bambini.
Se volete conoscere l’universo visivo e la personalità della più famosa artista vivente al mondo, non dovete far altro che munirvi del biglietto per una delle mostre che, in giro per il mondo, consentono di ammirare le sue celebri Infinity Mirror Rooms.
Si può decidere, in alternativa, di prenotare una visita al museo personale che lei stessa ha fatto costruire nel quartiere di Tokyo in cui risiede, finendo per essere tra i pochi fortunati ammessi giornalmente in questo piccolo e potente scrigno di arte e silenzio, concepito a sua immagine.
Si può tentare di percorrere la strada di un avvicinamento graduale – ma altrettanto intenso – alla sua arte con la visione del documentario Kusama Infinity, che attraverso documenti e testimonianze si sofferma anche sui difficili esordi dell’artista, con particolare riguardo per la deludente esperienza statunitense: nel 1958 Kusama lasciò il Giappone alla volta di New York, ma la città le avrebbe reso i giusti meriti solo nel 1989.
In quell’anno, infatti, il New York’s Center for International Contemporary Arts ospitò la mostra che diede nuovo impulso alla sua carriera: Yayoi Kusama: A Retrospective. Quattro anni più tardi, nel 1993, Kusama rappresentò il Giappone alla Biennale di Venezia, presentando un padiglione passato alla storia.
Qualsiasi sia la scelta, difficilmente le opere, il pensiero, l’ossessione per il concetto di infinito e le esperienze di vita di questa neo-novantenne potranno lasciarvi indifferenti.
La grande popolarità, conquistata in tarda età, e i record fatti registrare dalle vendite delle sue opere sembrano acquisire quasi l’aspetto di una compensazione di fronte alle sofferenze e alla fatica della sua vita tutta spesa nel nome dell’arte, di recente raccontate anche in un libro illustrato per bambini.