A pochi giorni dalla scomparsa all’età di 96 anni, va in scena all’Arena di Verona l’ultima regìa del grande Maestro fiorentino, che ha coronato il suo sogno dopo 60 anni di lavoro sul capolavoro verdiano.
A pochi giorni dalla scomparsa all’età di 96 anni, va in scena all’Arena di Verona l’ultimo allestimento operistico di Franco Zeffirelli. La regìa della Traviata di Giuseppe Verdi, che inaugura l’Arena di Verona Opera Festival 2019 il 21 giugno, reca infatti la firma del grande Maestro fiorentino, che ha coronato il suo sogno dopo 60 anni di lavoro sul capolavoro verdiano con un adattamento kolossal delle scene.
È nel 1958 a Dallas che avviene il battesimo di Zeffirelli con l’opera per antonomasia, nientemeno che con Maria Callas nei panni di Violetta Valéry: ora come allora, l’intuizione geniale del Maestro fiorentino è quella di far ruotare sin dall’inizio la drammaturgia intorno alla protagonista, una donna mostrata in tutta la sua fragilità sul letto di morte (con la malattia ben descritta dalla musica di Verdi).
Poi Violetta si rianima e come per magia torna in quella festa dove tra luci, colori, brindisi ha incontrato Alfredo per la prima volta: il pubblico ripercorre tutta la storia con gli occhi lei, appassionandosi, innamorandosi, piangendo con lei fino al catartico finale, grandioso eppure così umano. Da quella prima messa in scena, Zeffirelli ha sviluppato la propria idea dell’opera in altre occasioni con i più importanti interpreti del Novecento ma mai a Verona, dove quest’oggi va in scena la sua lettura definitiva seppure troppo tardi per il Maestro, che non potrà assistervi.
[Immagine in apertura: photo by Ennevi]