Scomparso a Ferrara, dove si trovava su invito del duca Ercole II d'Este, che gli aveva commissionato una serie di cartoni per arazzi, il Pordenone è protagonista di una grande mostra nella sua città natale. Accanto ai suoi lavori sono esposti quelli di alcuni noti artisti coevi, tra cui Giorgione, Sebastiano del Piombo, Correggio e Tintoretto.
Pordenone, città natale del pittore rinascimentale Giovanni Antonio de’ Sacchis, gli dedica una mostra da non mancare. Per la prima volta, i suoi capolavori sono messi in dialogo con quelli dei principali artisti veneti e padani della prima metà del Cinquecento. Curata da Caterina Furlan e Vittorio Sgarbi, la mostra Il Rinascimento di Pordenone. Con Giorgione, Tiziano, Lotto, Jacopo Bassano e Tintoretto coinvolge nel proprio itinerario svariati luoghi della città, proponendosi come un’occasione per conoscere l’identità artistica locale.
Cuore del progetto espositivo è la Galleria d’Arte Moderna di Pordenone, dove sono esposte circa 80 opere, scelte per ricostruire il panorama della prima metà del Cinquecento in Friuli, in Veneto e nell’intero contesto padano. Promossa più di trent’anni dopo l’ultima mostra dedicata al Pordenone, questa nuova rassegna intende infatti inquadrare la parabola artistica del pittore tra i grandi del suo tempo.
Un proposito perseguito dalla scelta di accostare, nel percorso di visita, quaranta tra dipinti e disegni dell’artista e quasi altrettante opere eseguite da autori attivi, nella zona presa in esame, nel XVI secolo: Giorgione, Sebastiano del Piombo, Lotto, Romanino, Correggio, Dosso Dossi, Tiziano, per citarne alcuni. Oltre agli importanti prestiti concessi da vari musei italiani e stranieri, la mostra include dipinti conservati stabilmente a Pordenone, nel Duomo e nel Museo Civico.
Fra i numerosi “confronti” attivati dalla mostra, “l’apice del patetismo espressivo“, nella parole di Furlan, viene raggiunto con la grande Deposizione proveniente dalla chiesa dei Francescani di Cortemaggiore, affiancata per l’occasione dal Compianto del Correggio per la cappella del Bono, nella chiesa parmense di San Giovanni Evangelista. Quest’ultima opera sarà visibile solo fine a dicembre, quando tornerà nella sua sede permanente per le celebrazioni di Parma Capitale della Cultura 2020.
[Immagine in apertura: Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone, San Martino, 1528-29. Venezia, Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco]