50 fotografi internazionali si uniscono per restituire un grande spaccato visuale sul post-pandemia. Succede con la nuova mostra digitale “Il mondo che verrà”: un'antologia di immagini a volte utopistiche, a volte disilluse, per raccontare il nostro prossimo futuro.
Sin dai primi giorni di pandemia la fotografia italiana si è messa in moto con una serie di iniziative interessanti, realizzate con due finalità: da una parte indagare lo stato di emergenza e gli effetti della quarantena nel nostro Paese (tramite open call e concorsi partecipativi), dall’altro supportare le strutture ospedaliere in lotta contro il virus (come nel caso della raccolta fondi 100 fotografi per Bergamo).
Ai tanti e pregevoli progetti si unirà, a partire da domani (15 maggio), una nuova rassegna digitale promossa da IL – il mensile del Sole 24 Ore – in collaborazione con il MUDEC Photo – lo spazio espositivo dedicato alla fotografia e alle arti performative fotografiche del Museo delle Culture di Milano. Stiamo parlando de Il mondo che verrà, una inedita raccolta di visioni (e previsioni) su quello che sarà il nostro futuro una volta superata la crisi pandemica.
Come cambierà il mondo dopo l’esperienza del COVID-19? In quale modo ritroveremo il nostro spazio fuori dalle mura domestiche? Per rispondere a tali quesiti sono stati chiamati 50 fotografi internazionali, ognuno dei quali invitato a offrire la propria interpretazione del tema attraverso uno scatto in grado di riassumere preoccupazioni, dubbi e speranze sul mondo di “domani”. Tra gli artisti che hanno risposto all’appello Giovanni Gastel, Silvia Camporesi, Rankin, Christopher Morris, Ron Haviv e l’astronauta Paolo Nespoli, presente con uno sguardo indirizzato alla Terra ripresa dalla Stazione Spaziale Internazionale.
Ognuna delle immagini, accompagnate da una serie di autoritratti dei rispettivi autori al lavoro, sarà visibile in versione digitale sulla pagina web del Sole 24 Ore per tre mesi. Il catalogo riassuntivo dell’intera esperienza, invece, sarà scaricabile dalla metà di maggio sul sito della testata.
[Immagine in apertura: Lea Anouchinsky, Shalom, Gerusalemme 2011. “In viaggio, alla ricerca delle mie radici e della storia del mio cognome, ero nella Città Vecchia brulicante di bambini, custodi di accessi preclusi allo sguardo poco attento dei turisti. Il protagonista della foto mi ha sorriso, mi ha invitato a seguirlo. E per soli 2 shekel (50 centesimi) mi ha raccontato la sua libertà: un salto, a cielo aperto, sui tetti del mondo“.]