Olafur Eliasson, Anne Imhof e Petrit Halilaj sono alcuni degli artisti che uniranno le proprie voci in occasione della collettiva "Studio Berlin", in programma dal prossimo 9 settembre in una location d'eccezione: nientemeno che il celeberrimo Berghain, il leggendario club berlinese.
Organizzata dalla Boros Foundation, con la direzione di Karen Boros e Juliet Kothe, la mostra Studio Berlin si preannuncia come uno degli appuntamenti culturali da tenere d’occhio nell’imminente stagione espositiva autunnale. Le ragioni che inducono a mantenere alta l’attenzione nei riguardi del progetto sono almeno due: da una parte il concept stesso della mostra, che riunirà oltre ottanta artisti contemporanei che vivono e lavorano a Berlino dando così vita a un’importante ricognizione del panorama locale; dall’altra la scelta di una location d’eccezione come cornice dell’iniziativa.
In programma dal 9 settembre fino alla fine del mese di dicembre, Studio Berlin sarà infatti allestita all’interno del celebre Berghain, il leggendario nightclub berlinese considerato una tappa obbligata per tutti gli amanti della scena underground e della musica techno di passaggio nella capitale tedesca. Riaperto al pubblico da qualche giorno, seppur in versione ridotta e nel rispetto delle norme in vigore, l’iconico locale si appresta così a “cambiare pelle”, almeno temporaneamente, accogliendo i più rilevanti autori che hanno scelto di fissare la propria sede operativa in città. Tra loro non mancano nomi eccellenti, a partire da Olafur Eliasson, Anne Imhof e Petrit Halilaj, che è attualmente protagonista della sua prima personale in terra spagnola.
Attivi in campi eterogenei – fotografia, scultura, pittura, video, suono, performance e
installazione – gli artisti che scandiranno il percorso espositivo di Studio Berlin permetteranno, attraverso i loro lavori, di analizzare il tema dello studio “come spazio di contemplazione e produzione“. Proprio per questo la mostra si svolge a Berlino, città che attualmente possiede la più alta densità di laboratori e atelier per artisti su scala europea, riuscendo da anni ad attrarre autori provenienti da tutto il mondo.
Un fenomeno consolidato, ma meritevole di essere monitorato in questa complessa fase storica, contraddistinta da un profondo ripensamento delle pratiche artistiche e delle modalità stesse di fruizione delle opere, oltre che inesorabilmente segnata dalla prolungata chiusura di gallerie, musei, spazi espositivi e dalla cancellazione di un numero imprecisato di mostre su scala globale. Berlino, dunque, continuerà a esercitare il proprio fascino anche sulle prossime generazioni di artisti? Quali prospettive attendono gli emergenti? E quali le sfide con cui gli autori già affermati dovranno necessariamente misurarsi? Il segnale che proviene dalla capitale della Germani, attraverso la collaborazione tra Boros Foundation e Berghain, è chiaro: si vuole affrontare concretamente l’emergenza, offrirendo agli artisti attivi in città una piattaforma pubblica per continuare a presentare i rispettivi lavori e mantenere attivo e proficuo il dialogo con il pubblico.
[Immagine in apertura: Rirkrit Tiravanija, Morgen ist die Frage for Studio Berlin 2020]