Alla GAMeC di Bergamo un progetto per riflettere sul senso di comunità

3 Ottobre 2020

Pepi Merisio Inverno in Piazz a Vecchia Bergamo, 1974 Courtesy Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini, Fondo Pepi Merisio

Nonostante le incertezze e la precarietà dell’attuale situazione, la città di Bergamo esce dal “tunnel” della pandemia, si rialza, e prova a guardarsi indietro. Come alla fine di un brutto incubo, ma con la caparbietà di chi è deciso a fare i conti con la realtà, il capoluogo lombardo volge lo sguardo al passato, ritrova sé stesso e immagina il futuro.

A farsi portavoce dello spirito affranto eppure combattivo della città è la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, “teatro” di un nuovo progetto espositivo per conoscere (e ringraziare) i tanti artisti che hanno deciso di scendere in campo contro il virus, offrendo il loro contributo a sostegno dei cittadini durante le fasi più acute dell’emergenza sanitaria. Stiamo parlando di Ti Bergamo, una riflessione sul senso di comunità e sulle potenzialità dell’arte in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo.

TI BERGAMO: IL PERCORSO ESPOSITIVO

Curata da Valentina Gervasoni e Lorenzo Giusti – e ispirata all’omonimo disegno donato al museo dall’artista rumeno Dan Perjovschi per sostenere la campagna di raccolta fondi per l’ospedale Papa Giovanni XXIII –, la mostra (aperta fino al prossimo 14 febbraio) è articolata in due sezioni.

La prima presenta una serie di iniziative legate al mondo della stampa, con una raccolta di disegni, vignette e illustrazioni pensate in risposta all’emergenza sanitaria. Ne sono un esempio le tavole dello stesso Perjovschi, pubblicate sul quotidiano L’Eco di Bergamo, quelle del fumettista Bruno Bozzetto e di Emiliano Ponzi, autore di una serie di opere pubblicate sul The Washington Post e dedicate alla raffigurazione della vita quotidiana di un milanese durante la quarantena. Chiudono la parte iniziale del percorso espositivo il docufilm Noi, Bergamo. Architettura di una rinascita, realizzato dalla start-up culturale Squareworld Studio, e il servizio del giornalista Davide Agazzi.

La seconda sezione coinvolge invece alcuni artisti bergamaschi di generazioni differenti, tra i quali Tea Andreoletti, Filippo Berta, Mariella Bettineschi, Mario Cresci, Gianriccardo Piccoli e Andrea Mastrovito – invitato a presentare il suo ultimo film I Am Not Legend. Ricchissima, inoltre, la componente fotografica – grazie alla presenza delle oltre duecento immagini dell’iniziativa 100 Fotografi per Bergamo (tra i partecipanti Jacopo Benassi, Francesco Jodice, Giovanna Silva e Oliviero Toscani) – e quella cinematografica – con la proiezione di due opere inedite del duo artistico Masbedo.

UN LUOGO DI INCONTRO E CONDIVISIONE

A ribadire il carattere commemorativo ed educativo dell’intero progetto sono inoltre gli episodi “interattivi”, pensati per offrire ai visitatori momenti di riflessione e nuovi stimoli in vista del futuro. Ne sono una prova la sala del museo interamente dedicata a Radio GAMeC – con tutte le 66 puntate realizzate durante il lockdown e ascoltabili in versione podcast – e la parte dell’edificio trasformata in aula scolastica: è qui che, per tutta la durata della rassegna, il museo accoglierà le classi del territorio, invitando gli insegnanti ad “appropriarsi” delle opere esposte per declinarle sui contenuti delle proprie discipline, in autonomia o con il supporto dei servizi educativi del museo.

Nel complesso, un progetto di ampio respiro, nato con l’intento di tracciare una linea di demarcazione tra gli eventi drammatici del passato e quelli che si presentano alle porte del domani: un’occasione per riflettere sul senso di comunità, fare tesoro dei benefici della solidarietà e della collaborazione dimostrata da tanti professionisti dell’arte, andando incontro al futuro più forti di prima.

[Immagine in apertura: Pepi Merisio, Inverno in Piazza Vecchia – Bergamo, 1974. Courtesy Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini, Fondo Pepi Merisio]