Trent’anni fa la storica dell’arte Gloria Fossi e due grandi fotografi, Mario Dondero e Danilo De Marco, si misero sulle tracce di Van Gogh, alla ricerca dei luoghi che frequentò nell’arco della sua breve vita. Il risultato di quel progetto trova oggi forma in un nuovo, prezioso volume.
Cosa vuol dire parlare di Vincent van Gogh oggi? Come esplorarne la produzione (e il mito) senza rischiare di cadere nella stucchevole reiterazione degli stereotipi e del messaggio “già sentito”? A fornire una risposta vincente a queste domande è oggi la storica dell’arte Gloria Fossi, autrice di un ammirevole volume dedicato ai luoghi simbolo della ricerca e della vita del “pittore dei girasoli”.
Stiamo parlando di Sulle tracce di Van Gogh, un percorso teorico e visuale fatto di indagini, proposte critiche e fotografie intorno agli spazi – fisici e mentali – che ispirarono la vita e la ricerca dell’artista olandese.
Realizzato grazie al prezioso contributo di due maestri della fotografia italiana come Danilo De Marco e Mario Dondero, il volume ha origini lontane, e solo oggi trova la sua definizione conclusiva, chiudendo un cerchio fatto di viaggi e appassionanti ricerche durati trent’anni. “La prima fase del libro risale al 1990, e si deve in massima parte alla proposta di due fotografi di talento come De Marco e Dondero”, racconta l’autrice nelle pagine introduttive. “Furono loro a contattarmi da Parigi per ‘fare un libro’, insieme, su Van Gogh”.
Da quel momento in poi l’attività di queste tre figure (diverse e complementari) si è unita con un obiettivo ben preciso: ripercorrere passo passo il cammino dell’artista, rintracciando gli spostamenti “topografici” compiuti nel corso della sua vita tormentata, raccontandoli attraverso testi critici e immagini allo stesso tempo poetiche e documentaristiche.
Sfogliando le 240 pagine a colori del volume (edito da Giunti) sembra di immergersi in maniera inedita nella “romanzesca” biografia del pittore, toccando “con mano” luoghi storici come la casa natale di Zundert (oggi spazio museale e residenza per artisti), il monastero di Saint-Paul-de-Mausole, il giardino del dottor Gachet e le miniere di carbone del Belgio, dove Van Gogh diede vita alla sua breve, e per molti versi fallimentare, attività di evangelizzazione degli operai. E poi ancora il Café de la Paix di Auvers-sur-Oise, il porto di Anversa (oggi sede di un avveniristico edificio firmato da Zaha Hadid) e il cimitero in cui l’artista riposa al fianco del fratello Theo.
“Ovviamente molti di questi posti, soprattutto nelle aree urbane, sono notevolmente mutati”, racconta Dondero in uno scritto precedente alla sua scomparsa. “Taluni siti sono addirittura spariti. In molti casi, però, il secolo trascorso non ha completamente trasformato l’atmosfera di allora: come a Scheveningen, celebre spiaggia vicino all’Aia, dove ci si perde ancora fra le dune come ai tempi in cui Vincent andava a piantarci il cavalletto e a discutere con Anton Mauve”. Un volume godibile e curato nel dettaglio, capace, persino, di rivelare nuove informazioni sul maestro olandese.