La pandemia non ferma il calendario espositivo del Kunstforum Wien, che ha scelto di aprire i battenti di una mostra a lungo pianificata. Protagonista assoluta la poetica pittorica di Gerhard Richter e il suo affascinante legame con il paesaggio.
Il Kunstforum Wien, celebre polo espositivo della capitale austriaca, risponde all’incertezza e all’inquietudine che agitano il presente con una mostra tanto attesa, frutto di lunghi anni di lavoro. Una riflessione visiva sul paesaggio e la natura in genere ‒ entità fortemente chiamata in causa dalla pandemia ‒ attraverso il linguaggio pittorico di un vero e proprio decano del panorama creativo contemporaneo.
Fino al 14 febbraio i riflettori illumineranno oltre 130 opere di Gerhard Richter ‒ fra dipinti, fotografie, disegni e stampe ‒ accomunate da un soggetto studiato e “immortalato” a più riprese dall’artista tedesco nell’arco della sua carriera decennale. Il paesaggio, per Richter, è da sempre sfondo e al contempo innesco di una dialettica che fa da perno alla sua intera poetica, quella tra realtà e finzione, tra aderenza al “vero” e manipolazione estetica e concettuale.
Ne sono testimonianza i lavori in mostra ‒ alcuni dei quali mai esposti prima ‒, che echeggiano l’abilità di Richter nel mescolare i piani dell’immagine, sia da un punto di vista tecnico ‒ sovrapponendo, letteralmente, fotografia e pittura ‒ sia a livello ontologico, insistendo sul labile confine teso fra realismo e astrazione, concretezza e verosimiglianza.
Suddivisa in cinque sezioni tematiche, la mostra ‒ la più ampia mai dedicata all’elemento paesaggistico nella pittura di Richter ‒ ripercorre l’iter che conduce l’artista alla realizzazione delle sue opere, trovando un saldo punto di ancoraggio nello strumento fotografico e un sostegno imprescindibile nel momento pittorico. Una combinazione sperimentata da Richter fin dagli esordi e declinata in esiti che mantengono intatta la potenza formale da cui sono animati.
[Immagine in apertura: Gerhard Richter, Ruhrtalbrücke, 1969. Öl auf Leinwand, 120 x 150 cm, GR 228. Private Collection. Courtesy Hauser & Wirth Collection Services © Gerhard Richter]