In occasione del trentesimo anniversario della sua inaugurazione, il Museo Reina Sofía di Madrid ricostruisce una delle pagine più innovative dell'arte europea del XX secolo: fino al prossimo 1° marzo, ospiterà la mostra "Mondrian e De Stijl", con 95 opere, realizzate da Theo van Doesburg, Bart van der Leck, Georges Vantongerloo, Vilmos Huszár e, naturalmente, Piet Mondrian.
Nonostante le diffuse preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria, in queste settimane i Paesi europei non sono perfettamente allineati nella gestione dei rispettivi spazi culturali. Così, mentre in Italia piccoli e grandi musei sono temporaneamente inaccessibili e stanno elaborando una nuova stagione di iniziative digitali, in Spagna una realtà prestigiosa come il Museo Reina Sofía ha appena inaugurato una delle più attese mostre dell’anno.
Esito della collaborazione siglata con il Kunstmuseum den Haag, nei Paesi Bassi, e sviluppata nell’arco di un triennio, Mondrian e De Stijl è stata allestita secondo i tempi previsti e nonostante le difficoltà, anche di ordine allestitivo, derivanti dall’attuale crisi. La sua apertura, avvenuta lo scorso 11 novembre, è stata salutata dalla stampa spagnola con entusiasmo: El milagro de exponer a Mondrian en el Reina Sofía ha scelto di titolare il quotidiano El Pais.
Promossa nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale dell’inaugurazione del museo, la rassegna riconduce l’asse temporale indietro di oltre un secolo, ricostruendo i primi passi e le metamorfosi della produzione artistica di Mondrian e, più in generale, di De Stijl. L’influente movimento olandese, che trovò un proprio riflesso nell’omonima rivista diretta dal pittore e critico Theo van Doesburg, uscita per la prima volta nel 1917, ha indiscutibilmente plasmato il futuro dell’arte astratta, incoraggiando un radicale cambiamento nella cultura visiva dei primi decenni del Novecento.
Con un ricco corpus di opere esposte ‒ ben 95, di cui 35 realizzate da Mondrian
e le restanti da Van Doesburg, Bart van der Leck, Georges Vantongerloo, Vilmos Huszár e da altri autori ‒, affiancato da una preziosa documentazione storica (riviste, lettere, fotografie, cataloghi e altri materiali d’epoca), il percorso espositivo consente di riflettere sulla capacità di questi artisti di infrangere teorie e principi prevalenti all’epoca, in nome di un’arte più libera e dinamica, in linea con la modernità che stava avanzando. Il focus sulla figura di Mondrian, in particolare, consente di cogliere la straordinaria evoluzione delle sue abilità tecniche, nonché lo slancio innovativo della sua visione. Dopo aver avviato la propria carriera nel 1892 come “paesaggista tradizionale”, in quasi vent’anni fu artefice di un profondo rinnovamento nel suo vocabolario e nel suo stile, incentrato sull’idea che la bellezza risiede nella superficie, nella struttura e nella composizione astratta fra linee e colore. Senza più essere esclusivamente legata alla “funzione rappresentativa” dell’arte.
[Immagine in apertura: Piet Mondrian, Woods Near Oele, 1908. Oil on canvas, 128 x 158 cm. Kunstmuseum den Haag © 2020 Mondrian/Holtzman Trust]