Aida è una ragazza alto borghese il cui mal di vivere non riesce a prendere una forma precisa. Un giorno, quasi per sbaglio, conosce un collettivo di artisti emarginati e la sua vita comincia a cambiare. È questa la trama del nuovo fumetto di Sergio Gerasi, pubblicato per BAO Publishing.
Un virus si sta diffondendo a Milano, ma non c’entra nulla con la pandemia. A contagiare il capoluogo meneghino sono infatti i The Virus, il collettivo artistico protagonista del nuovo fumetto di Sergio Gerasi, tornato sugli scaffali con un’ottima prova d’autore per BAO Publishing.
Pubblicato lo scorso 10 dicembre, il libro – dal titolo L’Aida (nell’immagine in apertura courtesy l’editore) – racconta la storia di una ragazza alto borghese. Litigi asfissianti con la madre, una tesi universitaria che non riesce a portare a termine e turbamenti esistenziali di varia natura affliggono le giornate della giovane dai capelli rossi. Nulla sembra dare ristoro ai suoi pensieri negativi. Nulla, se non un bizzarro collettivo di artisti: ragazzi emarginati e fuori dagli schemi che stanno seminando il panico in città.
Con le loro incursioni creative, i The Virus conquistano Aida, accogliendola all’interno di un mondo insospettabile, fatto di incursioni notturne, installazioni urbane illegali e slogan urlati grazie al potere della creatività. La parte centrale del libro è, infatti, una spassosa sequenza di interventi artistici a cavallo tra street art e performance: opere fittizie, certo, eppure decisamente ben congegnate dall’autore. È così che Milano si risveglia ogni mattina con un nuovo intervento provocatorio, mirato a sottolineare il rapporto malsano della nostra società con i social media. Uno su tutti? La pungente rivisitazione del celebre “dito medio” di Maurizio Cattelan in piazza degli Affari.
Un fumetto ben orchestrato, che tradisce (ed è una felice sorpresa) l’aspetto apparentemente “adolescenziale” della trama. L’Aida non è solo un libro per ragazzi, ma una storia avvincente capace di offrire più di uno spunto di riflessione su noi stessi e sul tempo che (non) stiamo vivendo.