A pochi mesi di distanza dalla terribile esplosione avvenuta nel porto di Beirut, la città ricorda il tragico evento attraverso la mostra allestita presso Villa Audi. Una serie di opere danneggiate sottolineano il dramma dell'evento ma lanciano anche un messaggio che parla di rinascita e ricostruzione.
Sono trascorsi alcuni mesi da quel fatidico pomeriggio del 4 agosto, quando Beirut si ritrovò vittima di una potentissima esplosione verificatasi nella zona del porto, causando perdite umane e danni alla struttura architettonica urbana, eppure il ricordo dell’evento resta scolpito nella mente dei suoi abitanti e nell’immaginario internazionale.
Dopo la mobilitazione dell’UNESCO per sostenere il patrimonio culturale locale e il lancio della lotteria per prestare aiuto alla comunità creativa, il mondo dell’arte torna a riflettere sulle conseguenze e le implicazioni di un evento che ha lasciato un segno profondo nella storia collettiva della città.
Momentaneamente chiusa per effetto della pandemia, ma pronta a riaprire i battenti dal 1° al 14 febbraio, la mostra L’Art Blessé, curata da Jean-Louis Mainguy negli ambienti di Villa Audi, sede museale dedicata al mosaico, pesantemente danneggiata dall’esplosione, prende in esame il tema della ferita declinandolo nel linguaggio dell’arte.
Riunendo opere a loro volta danneggiate dalla detonazione e lavori ispirati al tragico evento, posti in dialogo con la tradizione letteraria e musicale libanese, la rassegna si sofferma sul significato di perdita, esponendone gli effetti ed echeggiando il senso di smarrimento vissuto dagli artisti. Tuttavia la ferita diventa anche un “varco” attraverso il quale riconnettere passato e futuro, uno strumento da mettere in campo per ricucire gli strappi e ricostruire, senza dimenticare quanto è andato perduto.
[Immagine in apertura: veduta della mostra L’Art Blessé presso Villa Audi, a Beirut. Courtesy Villa Audi]