Dal 1° aprile i Musei San Domenico di Forlì ospiteranno una mostra particolarmente vasta: oltre 300 opere, cinquanta delle quali provenienti dalle Gallerie degli Uffizi, restituiranno il legame secolare fra Dante e l'arte. A settecento anni dalla morte del Sommo Poeta.
Anniversario fra i più attesi, quello che scandisce i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri è al centro di un ricchissimo palinsesto di iniziative, elaborate per celebrare le gesta del Sommo Poeta. Rientra nel novero degli appuntamenti la mostra in arrivo ai Musei San Domenico di Forlì, esito della collaborazione virtuosa con le Gallerie degli Uffizi di Firenze.
La sede museale toscana, infatti, è custode dei cinquanta capolavori che approderanno a Forlì nell’ambito della rassegna intitolata Dante. La visione dell’arte: un vero e proprio viaggio visivo attraverso i secoli, alla scoperta del legame fra l’autore della Divina Commedia e l’immaginario artistico, lungo un arco temporale esteso dal Duecento al Novecento.
Curata da Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca, la mostra ha origine da un’idea di Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, e da Gianfranco Brunelli, direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, coinvolta nell’organizzazione dell’evento in programma dal 1° aprile all’11 luglio. Oltre 300 opere, riunite nella città in cui Dante trovò rifugio nel 1302 dopo aver lasciato Arezzo, restituiranno un ritratto a tutto tondo del padre della lingua italiana, evidenziando le sue fonti di ispirazione, ma anche l’eredità consegnata alle generazioni successive.
Giotto, Beato Angelico, Filippino Lippi, Michelangelo, Tintoretto, Boccioni, Casorati e altre voci contemporanee sono solo alcuni degli artefici delle opere in mostra, provenienti non solo dagli Uffizi ‒ custodi, fra gli altri capolavori, di un corpus di disegni di Federico Zuccari ‒, ma anche da istituzioni internazionali come l’Ermitage di San Pietroburgo, la Walker Art Gallery di Liverpool e la Staatliche Kunstsammlungen di Dresda.
La mostra è quindi un’opportunità per mantenere viva la memoria di un caposaldo della cultura italiana, soprattutto nel momento di grande incertezza che stiamo vivendo, come ha sottolineato Eike Schmidt: “In questo periodo, è importante ritrovare in Dante non solo un simbolo di unità nazionale, ma anche un conforto spirituale e un riferimento culturale comune. La mostra sarà un’occasione per ripensare al padre della lingua italiana e offrirà materia per riflettere sull’importanza che l’opera dantesca – i suoi versi, i personaggi e gli eventi da lui narrati – riveste ancora nei nostri tempi”.
[Immagine in apertura: Nicola Monti (Pistoia, 1780 – Cortona, 1864), L’incontro di Paolo e Francesca, 1810, olio su tela, 168 x 121 cm. Firenze, Gallerie degli Uffizi]
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