A qualche settimana dall'avvio della campagna legale fra chi si oppone alla costruzione del tunnel che dovrebbe sorgere nei pressi di Stonehenge e le autorità che sostengono l'importanza dell'opera, le operazioni preliminari di scavo hanno portato alla luce importanti reperti preistorici.
Alla fine del 2020 il sito di Stonehenge, tra più noti e visitati del Regno Unito almeno fino allo scoppio della pandemia, era finito al centro della cronaca internazionale per l’azione legale promossa dagli attivisti dell’associazione Save Stonehenge World Heritage Site – SSWHS. A mobilitarli, portandoli anche al lancio di raccolta fondi sulla piattaforma CrowdJustice, era stata l’approvazione da parte del governo britannico di un vasto programma di interventi infrastrutturali che include la costruzione di un tunnel autostradale, a doppia corsia, nei pressi di Stonehenge. Per la realizzazione dell’intera opera è stato previsto uno stanziamento pari a circa due miliardi di euro.
Come forse era prevedibile, almeno dagli esperti del settore, i sondaggi e gli scavi che stanno precedendo l’avvio del controverso cantiere stanno rappresentando l’occasione per accrescere le attuali conoscenze sul sito neolitico. Eletto Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1986, è da tempo una meta altamente attrattiva anche per gli appassionati di leggende legate al cosiddetto “ciclo bretone”.
Dal sottosuolo sono riaffiorati i resti di due tombe, che dovrebbero risalire entrambe all’età del bronzo: una di queste sarebbe appartenuta a una donna vissuta 4000 anni fa, scomparsa tra i 20 e i 30 anni. Riportate alla luce anche una serie di ceramiche neolitiche e quella che potrebbe essere stata una “postazione di lavoro” impiegata dagli addetti di una ipotetica “industria preistorica”. Quest’ultima scoperta, in particolare, è stata presentata nella forma di “vestigia di un misterioso recinto a forma di C“, al cui interno sono stati identificati pezzi di selce bruciata: forse l’indizio chiave per identificare processi come la lavorazione del metallo o della pelle?
A darne notizia, svelando in esclusiva alcune immagini degli scavi, è stato il quotidiano The Guardian, che ha raccolto anche la dichiarazione di uno degli specialisti coinvolti nell’operazione. “Abbiamo trovato molto: tracce della vita quotidiana e della morte delle persone, prove del passaggio delle persone che hanno vissuto in questo luogo nel corso dei millenni, testimonianze intime“, ha riferito all’autorevole testata inglese l’archeologo Matt Leivers.
Così, mentre le posizioni degli attivisti e degli organi governativi che hanno dato il nulla osta ai lavori continuano ad apparire inconciliabili, queste nuove scoperte contribuiscono ad accrescere il fascino di Stonehenge e a fornire informazioni utili per chiarire cosa è accaduto prima e dopo la realizzazione dello storico complesso, per molti versi ancora avvolto nel mistero.
[Immagine in apertura: il sito di Stonehenge. Photo by Sung Shin on Unsplash]