A partire dal 7 maggio prossimo il Philadelphia Museum of Art aprirà al pubblico in una veste profondamente rinnovata: sono stati infatti ultimati tutti gli interventi del vasto progetto di ristrutturazione e ampliamento affidato nel 2006 all'architetto Frank Gehry, che in questo caso ha scelto di rispettare e accentuare le peculiarità dell'esistente edificio museale, risalente al 1928.
Correva l’anno 2006 quando il Philadelphia Museum of Art sceglieva l’architetto Frank O. Gehry per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’edificio che costituisce il nucleo principale del museo statunitense, la cui collezione permanente include capolavori impressionisti e postimpressionisti di Renoir, Monet, Manet, Degas e Cézanne. A quindici anni dall’affidamento dell’incarico, un arco temporale scandito dall’esecuzione di vari interventi, inclusa l’apertura nel 2018 del ristorante-caffetteria del museo anch’esso progettato da Gehry, arriva da oltreoceano la notizia del completamento dell’opera.
A partire dal 7 maggio 2021 il Philadelphia Museum of Art sarà infatti in grado di mostrarsi ai suoi visitatori in una veste profondamente rinnovata, presentando i risultati del cosiddetto Core Project, com’è stato ribattezzato il complesso progetto di Frank Gehry che ha avuto per oggetto lo storico edificio museale risalente agli anni Venti del secolo scorso. Dotato di nuove gallerie espositive e di ambienti collettivi in linea con le esigenze proprie di una struttura contemporanea, il Philadelphia Museum of Art sarà accessibile fino al 10 maggio secondo la formula “pay-what-you-wish”. Tre le mostre proposte per l’occasione, fra cui Senga Nengudi: Topologies che fino al 25 luglio accenderà i riflettori sulle provocatorie opere, a metà strada tra scultura e performance, dell’artista visuale afroamericana considerata una pioniera della scena contemporanea. All’interno del museo saranno in vigore tutte le norme previste negli Stati Uniti per il contenimento della pandemia.
Classe 1929, vincitore del Pritzker Architecture Prize 1989, Frank Gehry vanta una carriera architettonica che abbraccia oltre sei decenni. Il lungo e complesso intervento ultimato per il Philadelphia Museum of Art costituisce un nuovo “tassello” della sua attività in ambito museale, costellata di opere di indiscusso rilievo, come il Guggenheim Museum di Bilbao, aperto nel 1997. La riapertura del museo anticipa di qualche settimana l’annunciata inaugurazione della scintillante LUMA Tower di Arles, in Francia, anch’essa opera di Gehry.
“L’obiettivo di tutto il nostro lavoro è stato quello di lasciare che il museo guidasse la nostra mano. I geniali architetti che ci hanno preceduto hanno creato un design forte e intelligente che abbiamo cercato di rispettare, e in alcuni casi accentuare. Il nostro obiettivo principale è stato quello di creare spazi per l’arte e per le persone“, ha raccontato Gehry in merito a questo progetto, che ha previsto la conservazione dell’aspetto esterno dell’edificio e della peculiare atmosfera degli interni. In particolare gli sforzi si sono concentrati su una serie di spazi collocati al primo piano e al piano terra: a lungo chiusi o sottoutilizzati, sono stati completamente restaurati e assegnati a uso pubblico.
Significative anche le novità introdotte nel sistema dei percorsi interni. Sul fronte dei materiali è stata adottata la linea del rispetto dei codici materici propri dell’edificio, come sottolinea il ricorso alla pietra calcarea Kasota: contraddistinta da venature color oro, proviene dalle stesse cave situate in una piccola città nel Minnesota meridionale che fornì questo stesso materiale di rivestimento in occasione della costruzione dell’edificio, nel 1928.
[Immagine in apertura: AFTER: Upon entering the museum via the Robbi and Bruce Toll Terrace, visitors will be able to see up into the Great Stair Hall and down into the Williams Forum, revealing pathways to art on multiple levels. Architectural rendering by Gehry Partners, LLP and KX-L, 2016. Photo courtesy Philadelphia Museum of Art, 2021.]