Un dipinto perduto “resuscita” grazie all'intelligenza artificiale. Succede grazie a Oxia Palus, il progetto che combina arte e nuove tecnologie, frutto della collaborazione tra gli scienziati George Cann e Anthony Bourached. Al centro dell'iniziativa c'è la "rinascita" di un dipinto celato sotto un'opera di Picasso.
Il “periodo blu” di Pablo Picasso è considerato uno dei momenti più caratteristici della carriera del pittore spagnolo. Le opere di questo frangente, essenzialmente monocromatiche nei toni del blu e del verde, furono realizzate tra il 1901 e il 1904, in una fase di profonda precarietà esistenziale da parte dell’autore. Al colore austero, tipico delle scene dipinte, si accompagnano non a caso tematiche spesso dolorose: mendicanti, prostitute e ubriachi “popolano” le composizioni di questi anni, restituendo più di un indizio sullo stato psichico ed economico vissuto dall’autore.
Una delle opere prodotte in questo arco di tempo, dal titolo La mendicante accovacciata, è attualmente al centro di una nuova scoperta, avvenuta grazie alle nuove tecnologie. Autori della ricerca sono il fisico George Cann e il neuroscienziato Anthony Bourached, i quali – grazie a una scansione ai raggi X del dipinto e al supporto dell’intelligenza artificiale – hanno riportato alla luce l’opera d’arte “nascosta” dietro la superficie del capolavoro.
Risalente al 1902, il quadro fu infatti dipinto da Picasso su una tela di un suo coetaneo. L’artista catalano – per far fronte alle ristrettezze economiche di quel periodo – potrebbe aver usato come base un paesaggio di Santiago Rusiñol, esponente di riferimento del modernismo spagnolo.
A scoprire per prima l’opera “fantasma” era stata, nel 2018, la AGO – Art Gallery of Ontario, che aveva avviato una serie di indagini ai raggi X dell’opera. I due scienziati, ideatori del progetto Oxia Palus, non nuovi a scoperte di questo tipo, sono riusciti ad andare oltre, partendo dal presupposto che l’opera sia di Rusiñol (una veduta del Parque del Laberinto di Barcellona) e riproducendola in 3D grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dando vita a ciò che il duo definisce un “NeoMaster” (nell’immagine in apertura, courtesy Oxia Palus).
Così come già avvenuto nel 2019 con la riproduzione dell’opera La Femme Perdue (scovata sotto la superficie de Il vecchio chitarrista cieco), Cann e Bourached hanno sviluppato un algoritmo in grado di rintracciare i possibili colori della composizione originale, grazie a una serie di analisi incrociate con le opere di Rusiñol dello stesso periodo. Insomma, una lettura “a posteriori” nella mente dell’artista, al fine di immaginare le scelte cromatiche in funzione dello stile adottato in quegli anni.
Il paesaggio, presente sul sito della galleria MORF in cento copie “fisiche” ‒ ognuna delle quali in vendita per oltre 11mila dollari sfruttando l’ormai famoso sistema di codici crittografati NFT, riportano il tocco del pennello e la consistenza della pittura, proprio come se si trattasse del quadro originale. Un nuovo traguardo all’interno del sempre più sorprendente rapporto fra arte e tecnologia avanzata.