Cinque capolavori dell’arte italiana legati alla Pasqua

3 Aprile 2021


Analizzare la storia dell’arte italiana a partire dalle interpretazioni che nel corso dei secoli pittori e scultori hanno fornito della morte e resurrezione di Cristo può tradursi in un “viaggio” affascinante, fra tecniche, stili e simboli da decifrare. Gli episodi al centro della Pasqua hanno da sempre spinto gli artisti a realizzare rappresentazioni di notevole complessità, incoraggiandoli a realizzare peculiari letture. Uno sforzo tutto teso a raccontare, in modo coinvolgente e intenso, alcune delle pagine più cariche di significato dell’intera cristianità. In occasione della Pasqua 2021 ecco una panoramica degli esiti raggiunti su questo fronte da cinque indiscussi maestri dell’arte italiana.

ULTIMA CENA DI LEONARDO DA VINCI

Eseguito da Leonardo da Vinci fra il 1495 e il 1498, nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie, a Milano, il dipinto murale a secco raffigurante Ultima Cena è, probabilmente, tra le opere più note della carriera dell’artista e scienziato toscano, nonché una delle più alte espressioni del suo poliedrico ingegno. Merito delle notevoli dimensioni, ben 460 × 880 cm, delle novità introdotte nella composizione e anche dell’estrema fragilità del cosiddetto Cenacolo. Definito da Giorgio Vasari, nel celeberrimo Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architettori, “cosa bellissima e maravigliosa” l’opera è stata nei secoli oggetti di numerosi interventi di conservazione. Dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1980, insieme alla Chiesa e al Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie, e considerato una “realizzazione artistica unica, di un valore eccezionale universale che trascende tutte le contingenze storiche“, il monumentale dipinto colloca Cristo al centro della scena, seduto a una lunga tavola con gli apostoli che lo circondano a destra e a sinistra.

RESURREZIONE E NOLI ME TANGERE DI GIOTTO

Un secolo prima di Leonardo, l’iconografia della Resurrezione venne affrontata da Giotto. Visitando la Cappella degli Scrovegni di Padova, l’opera Resurrezione e Noli me tangere, risalente al 1303-05 circa, cattura lo sguardo grazie alla presenza di due scene racchiuse nel medesimo affresco. All’interno di un riquadro di dimensioni 200×185 cm, il pittore ha infatti inserito sia il sepolcro vuoto, con gli angeli seduti e le guardie assopite, a sinistra, che il Cristo “trionfante”, a destra. Rivelandosi a Maria Maddalena, pronuncia la frase Noli me tangere con la quale sintetizza e indica la sua nuova condizione.

RESURREZIONE DI PIERO DELLA FRANCESCA

Fra i massimi artisti toscani, Piero della Francesca ha lasciato in eredità nella “sua” Sansepolcro, in provincia di Arezzo, il grande affresco Resurrezione. Realizzata fra il 1458 e il 1474 e conservata al Museo Civico, l’opera celebra la vittoria di Cristo sulla morte mostrandolo mentre esce dal sepolcro in posa solenne. Ai suoi piedi giacciono quattro soldati dormienti, ignari dell’evento; in quello ritratto privo dell’elmo gli storici ritengono che l’artista abbia scelto di raffigurare il suo volto.

CRISTO MORTO DI ANDREA MANTEGNA

Uno dei più intensi capolavori appartenenti alla collezione della Pinacoteca di Brera di Milano è, senza dubbio, Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti di Andrea Mantegna. Risalente al 1483 circa, questa tempera su tela di 68 × 81 cm si fissa con forza nella mente dell’osservatore per l’impressionante composizione scenica e prospettica: l’audace soluzione adottata pone chiunque di fronte al dramma della morte. Vetta assoluta del Rinascimento italiano, l’opera è ricca di dettagli, come quelli che rivelano, con estrema precisione, le ferite inferte al corpo di Cristo.

INCREDULITÀ DI SAN TOMMASO DI CARAVAGGIO

Questo olio su tela di Caravaggio, esposto alla Bildergalerie di Potsdam, evoca un episodio narrato nel Vangelo di S. Giovanni. Sebbene siano presenti quattro soggetti, protagonisti della narrazione sono Cristo risorto e l’apostolo Tommaso, che per credere all’avvenuta resurrezione viene incoraggiato a porre il suo dito direttamente nel fianco di Gesù. L’artista lombardo, fedele al suo stile, ricostruisce la scena con notevole chiarezza, enfatizzandola con l’uso della luce, così da porre l’attenzione sul gesto e sul volto del santo.