Giunta alla sua quarta edizione, la rassegna bresciana punta sull’identità culturale e sui beni archeologici. Per celebrare il ritorno in città della Vittoria Alata, il focus è sui capolavori del passato, riletti attraverso l’obiettivo dei grandi della fotografia contemporanea.
A Brescia, la ripartenza del settore artistico coincide con il ritorno “a casa” della Vittoria Alata, dopo due anni di restauro a cura dell’Opificio della Pietre Dure di Firenze, e la sua nuova collocazione al Capitolium, in un allestimento progettato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg.
Per festeggiare l’evento ‒ importantissimo, dal momento che la statua, tra i più straordinari esempi di scultura romana in bronzo, è un elemento fondante dell’identità bresciana ‒ il Brescia Photo Festival ha scelto di approfondire il tema dei Patrimoni. Questo è il titolo, infatti, della quarta edizione della rassegna fotografica curata da Renato Corsini e promossa dal Comune di Brescia e da Fondazione Brescia Musei, con la collaborazione di MaCof ‒ Centro della Fotografia Italiana.
In programma, dall’8 maggio e fino al 17 ottobre, c’è una lunga serie di mostre ed eventi. Ospitati in diverse sedi cittadine, seguono il fil rouge del patrimonio archeologico e culturale, con il suo valore indentitario, nelle riletture contemporanee di alcuni tra i più grandi fotografi italiani e internazionali, da Elio Ciol a Gianni Berengo Gardin passando per Giovanni Gastel e Donata Pizzi.
Tra le mostre più attese, Alfred Seiland. IMPERIVM ROMANVM. Fotografie 2005-2020 è la prima retrospettiva italiana dell’autore austriaco, che da quindici anni percorre i territori sui quali nell’antichità si estendeva il dominio di Roma ‒ tra Europa, Mediterraneo e Medio Oriente ‒ per ritrarre le rovine imperiali nei contesti di oggi. Parte di un ricchissimo corpus di immagini, i venti inediti (sei dei quali realizzati proprio a Brescia) fanno dialogare le vestigia del passato monumentale con luoghi e oggetti moderni come le sedie di plastica o i tralicci dell’alta tensione, mettendo in evidenza il legame indissolubile e fecondo tra passato e presente.
[Immagine in apertura: Alfred Seiland, Tadmor, Palmyra, Siria, 2011 © Alfred Seiland]