Olafur Eliasson torna con una nuova iniziativa dal carattere sociale. Si tratta di “Earth Speakr”, un'opera interattiva che amplifica le opinioni dei bambini sul futuro del mondo.
Se c’è un autore che più di ogni altro in questi anni è stato capace di coniugare creatività e impegno sociale, quello è Olafur Eliasson – l’eclettico e attivissimo artista tornato nuovamente sotto i riflettori con una straordinaria opera collettiva digitale realizzata dai bambini e dedicata al nostro rapporto con l’ambiente.
Lanciato a poche settimane dalla creazione della piattaforma WeUsedTo, e dall’esperimento in realtà aumentata Wunderkammer, il progetto – dal titolo Earth Speakr – consiste in una raccolta di messaggi personali realizzati attraverso un’applicazione gratuitamente scaricabile dal sito dedicato.
Accessibile e creato “a prova di bambino”, il software permette di dare un volto e una voce agli oggetti e agli elementi naturali che ci circondano: un albero, una nuvola, una bottiglia di plastica sul tavolo della nostra cucina. Ogni oggetto assume i lineamenti e le parole del piccolo utente, invitato a dare forma ai propri pensieri riflettendoli nel suo microcosmo.
L’obiettivo è raccogliere opinioni sul mondo e sull’ambiente da parte dei bambini, ma soprattutto di renderle ascoltabili agli adulti e ai nostri rappresentanti politici. L’insieme dei messaggi – speranze, preoccupazioni e visioni sul futuro – è infatti messo a disposizione di ogni persona attraverso una mappa virtuale interattiva.
L’opera, creata da Eliasson in occasione della presidenza tedesca del Consiglio dell’UE 2020, conferma l’estrema vitalità e il fermento creativo dell’artista e del suo favoloso studio. Il tutto mentre al Museum of Contemporary Art di Tokyo continua la monografica dedicata alla sua produzione: un percorso tra le opere emblematiche realizzate a partire dagli anni Novanta, visitabile fino al 27 settembre.
[Immagine in apertura: Olafur Eliasson, Earth Speakr, 2020, for the Federal Foreign Office on the occasion of the German Presidency of the Council of the European Union 2020. Funded by the Federal Foreign Office on the occasion of the German Presidency of the Council of the European Union 2020 and realised in cooperation with the Goethe-Institut]