La Pietà di Michelangelo non smette di stupire: le ultime notizie sul restauro

17 Settembre 2020

Restauro della Pietà di Michelangelo, Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, foto Claudio Giovannini/CGE

Un capolavoro dell’arte di tutti i tempi è spesso in grado di rivelarsi una fonte inesauribile di dati e informazioni. È questo il caso della Pietà “fiorentina” di Michelangelo, che dal 2015 è stabilmente esposta nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, posizionata al di sopra di un basamento evocativo dell’altare a cui era probabilmente destinata. Opera tarda di Michelangelo, che secondo la tradizione si sarebbe ritratto alla soglia degli ottanta anni nella figura dell’anziano identificabile con Nicodemo, la scultura venne realizzata a partire da un unico grande blocco di marmo bianco di Carrara. Dal novembre scorso è oggetto di un complesso restauro, che a causa della pandemia ha subito una temporanea battuta d’arresto.

Commissionato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, l’intervento viene considerato come il primo eseguito sull’opera, che nel corso della sua lunga storia ha cambiato più volte proprietà e subito diversi trasferimenti. Tuttavia nessun restauro è stato documentato, a eccezione di quello condotto nel 1565 dallo sculture fiorentino Tiberio Calcagni, dunque a ridosso della sua realizzazione datata fra il 1547 e il 1555 circa. Anche per questo l’attenzione sulle delicate operazioni coordinate da Paola Rosa, specialista del settore dalla lunga esperienza, affiancata da un’equipe di professionisti interni ed esterni all’istituzione fiorentina, è massima.

LE NOVITÀ EMERSE NELLA PRIMA FASE DEL RESTAURO

Dopo il lockdown il restauro è ripreso; dal 21 settembre il cantiere tornerà di nuovo accessibile con la formula delle visite guidate da esperti, destinate a gruppi di massimo cinque persone. Intanto sono stati resi noti i risultati emersi dalle indagini diagnostiche già effettuate. In particolare, dalla pulitura della superficie – è stata ultimata quella sul retro – stanno emergendo “dettagli non conosciuti e cromie frutto di precedenti trattamenti del marmo della Pietà di Michelangelo“: si tratta di evidenze rese invisibili “dallo spesso strato di depositi di polvere misto a cere, accumulate e modificate in oltre 470 anni di vita dell’opera“.

La conoscenza dell’opera è dunque destinata a rafforzarsi, affiancata anche dalla conferma di alcuni dati oggetto di accertamento, come la presenza di elevate quantità di gesso, residui del calco ottocentesco e non conseguenza dell’alterazione del marmo per solfatazione.

IL RESTAURO DELLA PIETÀ DI MICHELANGELO A FIRENZE

[Immagine in apertura: Restauro della Pietà di Michelangelo, Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, foto Claudio Giovannini/CGE]