20 Ottobre 2020
Nonostante il 2020 non sarà ricordato come l'anno più felice della storia, un nuovo libro prova a risollevare il nostro umore con un'analisi sul fenomeno dello smile. Una ricognizione critica, ricca di immagini relative agli artisti che maggiormente hanno fatto ricorso alla celebre faccina gialla sorridente.
Tutti noi usiamo quotidianamente l’icona dello smile, vero e proprio fondamento della cultura digitale. Eppure non tutti ne conoscono l’origine e le evoluzioni nel tempo. Per tracciare la formidabile ascesa di questo simbolo universale bisogna risalire al 1963, anno in cui l’americano Harvey Ball decise di dar vita a un disegno stilizzato che sollevasse l’umore dei lavoratori della sua compagnia di assicurazioni: stampate e attaccate sulle scrivanie dei dipendenti, le faccine avevano lo scopo di accrescere il morale del personale, stimolandone la resa e la produttività.
Diventato nel tempo un’icona internazionale, lo smile si è imposto a partire da quel momento in ogni ambito della sfera visuale: dal design e dall’oggettistica più banale come simbolo del consumismo, alla musica e alle arti underground – con l’apparizione sulla famosa maglietta dei Nirvana. E poi ancora le incursioni nel mondo del fumetto con Alan Moore in Watchman, l’utilizzo da parte della cultura rave e la presenza nella moda, spinta dalla nascita dei marchi streetwear.
A racchiudere l’affascinante espansione del fenomeno smile, sottolineandone l’impatto sull’iconografia moderna, sarà presto un nuovo libro – in uscita il prossimo dicembre. Stiamo parlando di The Sm;)e Book, la pubblicazione autoprodotta curata da DB Burkeman e Rich Browd.
Attualmente in fase di lavorazione, e annunciato da una campagna di crowdfunding pubblica, il volume si presenta come una ghiotta ricognizione sulla storia di questo simbolo, ricca di immagini e approfondimenti che spaziano dal mondo delle arti visive a quello delle nuove tecnologie, dalla musica underground alla cultura pop. Un viaggio a tutto tondo nella cultura visuale del nostro tempo, ricco di testi critici e opere d’arte illustri. Qualche esempio? Le dissacranti creazioni di Banksy, quelle di Invader e le installazioni multicolore di Alex Da Corte. Il 2020 non sarà certo ricordato come l’anno più felice della storia moderna, ma forse abbiamo ancora tempo per regalarci qualche sorriso.
[Immagine in apertura: The Sm;)e Book @the_smile_book]