Presentata il 9 ottobre scorso sul Monte Grawand, in Alto Adige, "Our glacial perspectives" è l'opera d'arte pubblica e permanente che l'artista Olafur Eliasson ha sviluppato per continuare a riflettere sull'importanza delle risorse naturali, l'acqua in primis, e sulle conseguenze del cambiamento climatico.
Al confine tra Austria e Italia, fra la valle di Vent nelle Alpi Venoste e la Val Senales in Alto Adige, a 3.212 metri sul livello del mare sorge il Hochjochferner. Noto anche con il nome di ghiacciaio Giogo Alto, si estende per 185 ettari e ha una lunghezza pari a tre chilometri. Amato da chi pratica gli sport invernali, il ghiacciaio è anche un “osservato speciale”: i ricercatori lo monitorano per verificarne la “riduzione della massa” in conseguenza del cambiamento climatico.
In questo speciale contesto naturalistico, la Talking Water Society – una realtà che opera sul fronte della salvaguardia dell’acqua, identificata come la più preziosa risorsa a nostra disposizione –, ha commissionato un’opera d’arte permanente all’artista danese-islandese Olafur Eliasson. Una scelta non casuale, dettata dalla volontà di dare vita a una forma di dialogo tra “un luogo di forza. Qui, l’acqua sgorga da una moltitudine di sorgenti artesiane, costituendo un’allegoria della vita a queste altezze: per quanto profonda possa essere la roccia, l’acqua trova sempre la sua strada verso la luce“, come ha definito questo territorio Ui Phoenix von Kerbl, cofondatore della Talking Water Society, e un artista di fama globale che ha fatto della difesa dell’ambiente uno dei pilastri della propria produzione.
“L’artista e scienziato norvegese Sissel Tolaas mi ha presentato Olafur Eliasson e abbiamo subito capito che le nostre filosofie erano le medesime. Entrambi crediamo nel potere dell’arte di creare consapevolezza attraverso l’esperienza emotiva, sensoriale e fisica“, ha dichiarato Ui Kerbl in merito alla genesi di Our glacial perspectives, inaugurata il 9 ottobre scorso. Si tratta di un’opera d’arte permanente che “funge da lente d’ingrandimento per l’esperienza molto particolare del tempo e dello spazio che questo luogo offre: vasto e sconfinato da un lato, locale e specifico dall’altro. È un dispositivo ottico che ci invita a impegnarci, dalla nostra posizione di carne ed ossa, su prospettive planetarie e glaciali“, ha sottolineato Eliasson che è anche Ambasciatore delle Nazioni Unite per le azioni urgenti sul clima e per lo sviluppo sostenibile.
A comporre Our glacial perspectives è, innanzitutto, un percorso lungo il crinale scolpito dal ghiacciaio: a scandirlo sono nove porte, posizionate secondo intervalli che corrispondono alla durata delle ere glaciali della Terra. Al termine di questa sorta di “linea temporale del nostro pianeta“, è stato posizionato un padiglione composto da anelli in acciaio e vetro: concepito come uno strumento astronomico, una sorta di meridiana, permette ai visitatori di determinare l’ora del giorno in base alla posizione
del Sole. Negli intenti dell’artista, Our glacial perspectives intende orientare
“l’attenzione dell’osservatore verso una prospettiva planetaria più ampia sui cambiamenti climatici che colpiscono direttamente Hochjochferner”. Non nuovo a questo genere di interventi, Eliasson ha affrontato il tema dello scioglimento dei ghiacciai anche nell’installazione Ice Watch London, allestita davanti alla Tate Modern. Più di recente ha lanciato Earth Speakr, un’opera interattiva che amplifica le opinioni dei bambini sul futuro del mondo.
[Immagine in apertura: Olafur Eliasson, Our glacial perspectives, 2020. Photo: Martin Rattini]