Prossima al lancio del portale online "Living Museum", la Royal Commission for AlUla sta intensificando le ricerche archeologiche ad AlUla, la vasta regione dell'Arabia Saudita, a 1.100 chilometri da Riyadh. Luogo che, tra oasi, deserti e montagne di arenaria, nasconde siti culturali risalenti a migliaia di anni fa e ai regni di Lihyan e dei Nabatei.
A un anno di distanza dall’esperienza di Desert X AlUla, la prima mostra “site-sensitive” organizzata in Arabia Saudita, e a qualche mese dall’ultimazione della Maraya Concert Hall — progettata da Florian Boje è considerata il più grande edificio a specchi del mondo —, torniamo a occuparci della medesima area geografica grazie a una serie di novità in ambito archeologico.
Situata nel quadrante nord-ovest del Paese, a 1.100 chilometri da Riyadh, e caratterizzata da un paesaggio in cui si alternano deserti e montagne aride, questa vasta regione di oltre 22.000 chilometi quadrati è considerata uno dei gioielli storico-artistici dell’intera Arabia Saudita. Per lungo tempo il suo patrimonio è rimasto sostanzialmente inesplorato, ma in questi ultimi anni tale tendenza è stata invertita e l’interesse degli specialisti è stato pressoché immediato. Nonostante l’apparente ostilità geografica, le numerose oasi fertili hanno consentito lo sviluppo di antiche civiltà fin da tempi remoti. La testimonianza più rilevante della loro permanenza sono i monumenti funerari nabatei di Hegra, non a caso divenuti il primo sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Arabia Saudita. Tuttavia si stima che siano oltre 27.000 i siti archeologici presenti nel Paese, dal cui studio appare legittimo attendere nuove sorprese.
Intanto, a fare il punto sugli scavi e sulle ricerche in corso ad AlUla, ripartiti grazie alle favorevoli condizioni climatiche attuali, è stata la la Dott.ssa Rebecca Foote, Director of Archaeology & Cultural Heritage Research di RCU ‒ Royal Commission for AlUla. “L’Arabia nordoccidentale è stata spesso trascurata come luogo di importanza culturale in sé e per sé. Per molti anni la sua importanza è stata eclissata dalla vicina Mezzaluna Fertile, la Mesopotamia fluviale, l’Egitto e le civiltà marinare che si sono sviluppate lungo il Mar Rosso”, ha raccontato. “AlUla è stata vista solo come un luogo di passaggio delle persone. Tuttavia, ora stiamo imparando che AlUla è stata più di un semplice luogo di passaggio: è stata la casa e il fulcro di comunità articolate per migliaia di anni.” Gli interventi pianificati dalla stessa RCU ‒ fondata per decreto reale nel 2017 con lo scopo di proteggere e salvaguardare AlUla ‒, compresi nell’ambizioso piano di sviluppo saudita Vision 2030, stanno contribuendo a sanare le numerose lacune della storia della regione, che risulta essere abitata da oltre 200.000 anni.
In particolare, tra gli aspetti peculiari rilevati e attualmente in corso di indagine ci sono le numerose strutture in pietra risalenti al tardo periodo preistorico. Si tratta di mustatil (in arabo “rettangoli”), di pendagli e di ulteriori evidenze che, prosegue Foote, potrebbero essere le “prime espressioni di proprietà e possesso” oppure “avevano effettivamente funzione, principale o secondaria, di marcare i confini per una popolazione che portava le mandrie al pascolo oltre a cacciare animali selvatici“. A sciogliere le riserve saranno le future ricerche che verranno condotte in questo territorio. “Quello che è certo è che ora possiamo definire AlUla come uno dei paesaggi monumentali più antichi del mondo”, precisa Foote. Fra i prossimi progetti curati da RCU c’è il lancio del sito web Living Museum: sarà un portale online dedicato al passato di AlUla, destinato sia a esperti del settore che al pubblico generalista desideroso di conoscere da vicino, prima di poterlo visitare, un Paese in larga parte ancora enigmatico e sconosciuto.
[Immagine in apertura: Uno dei monumenti funerari nabatei che compongono Hegra, il sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità di AlUla. Photo credits Royal Commission for AlUla]