Nuove scoperte archeologiche nella regione saudita di AlUla

27 Gennaio 2021

Uno dei monumenti funerari nabatei che compongono Hegra, il sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità di AlUla. Photo credits Royal Commission for AlUla

A un anno di distanza dall’esperienza di Desert X AlUla, la prima mostra “site-sensitive” organizzata in Arabia Saudita, e a qualche mese dall’ultimazione della Maraya Concert Hall — progettata da Florian Boje è considerata il più grande edificio a specchi del mondo —, torniamo a occuparci della medesima area geografica grazie a una serie di novità in ambito archeologico.

Situata nel quadrante nord-ovest del Paese, a 1.100 chilometri da Riyadh, e caratterizzata da un paesaggio in cui si alternano deserti e montagne aride, questa vasta regione di oltre 22.000 chilometi quadrati è considerata uno dei gioielli storico-artistici dell’intera Arabia Saudita. Per lungo tempo il suo patrimonio è rimasto sostanzialmente inesplorato, ma in questi ultimi anni tale tendenza è stata invertita e l’interesse degli specialisti è stato pressoché immediato. Nonostante l’apparente ostilità geografica, le numerose oasi fertili hanno consentito lo sviluppo di antiche civiltà fin da tempi remoti. La testimonianza più rilevante della loro permanenza sono i monumenti funerari nabatei di Hegra, non a caso  divenuti il primo sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Arabia Saudita. Tuttavia si stima che siano oltre 27.000 i siti archeologici presenti nel Paese, dal cui studio appare legittimo attendere nuove sorprese.

ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI DELL’ANTICA ARABIA SAUDITA

Intanto, a fare il punto sugli scavi e sulle ricerche in corso ad AlUla, ripartiti grazie alle favorevoli condizioni climatiche attuali, è stata la la Dott.ssa Rebecca Foote, Director of Archaeology & Cultural Heritage Research di RCU ‒ Royal Commission for AlUla. “L’Arabia nordoccidentale è stata spesso trascurata come luogo di importanza culturale in sé e per sé. Per molti anni la sua importanza è stata eclissata dalla vicina Mezzaluna Fertile, la Mesopotamia fluviale, l’Egitto e le civiltà marinare che si sono sviluppate lungo il Mar Rosso”, ha raccontato. “AlUla è stata vista solo come un luogo di passaggio delle persone. Tuttavia, ora stiamo imparando che AlUla è stata più di un semplice luogo di passaggio: è stata la casa e il fulcro di comunità articolate per migliaia di anni.” Gli interventi pianificati dalla stessa RCU ‒ fondata per decreto reale nel 2017 con lo scopo di proteggere e salvaguardare AlUla ‒, compresi nell’ambizioso piano di sviluppo saudita Vision 2030, stanno contribuendo a sanare le numerose lacune della storia della regione, che risulta essere abitata da oltre 200.000 anni.

In particolare, tra gli aspetti peculiari rilevati e attualmente in corso di indagine ci sono le numerose strutture in pietra risalenti al tardo periodo preistorico. Si tratta di  mustatil (in arabo “rettangoli”), di pendagli e di ulteriori evidenze che, prosegue Foote, potrebbero essere le “prime espressioni di proprietà e possesso” oppure “avevano effettivamente funzione, principale o secondaria, di marcare i confini per una popolazione che portava le mandrie al pascolo oltre a cacciare animali selvatici“. A sciogliere le riserve saranno le future ricerche che verranno condotte in questo territorio. “Quello che è certo è che ora possiamo definire AlUla come uno dei paesaggi monumentali più antichi del mondo”, precisa Foote. Fra i prossimi progetti curati da RCU c’è il lancio del sito web Living Museum: sarà un portale online dedicato al passato di AlUla, destinato sia a esperti del settore che al pubblico generalista desideroso di conoscere da vicino, prima di poterlo visitare, un Paese in larga parte ancora enigmatico e sconosciuto.

LE IMMAGINI DEGLI SCAVI ARCHEOLOGICI AD ALULA

[Immagine in apertura: Uno dei monumenti funerari nabatei che compongono Hegra, il sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità di AlUla. Photo credits Royal Commission for AlUla]