Dalla realizzazione di un dettagliato modello digitale tridimensionale, relativo all'intero territorio dell'antica città di Palmira, alla ricostruzione in 3D dei suoi monumenti identificativi, fino alle tre mostre in corso all'Ermitage di San Pietroburgo: il punto sulle ricerche dedicate all'importante sito archeologico siriano.
Dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1980, il sito archeologico di Palmira è stato a lungo considerato un gioiello storico-artistico della Siria, grazie ai suoi templi e agli edifici monumentali risalenti, in particolare, all’epoca romana. Nel maggio 2015 la conquista della moderna città di Tadmor, situata in prossimità delle rovine, da parte dell’ISIS ha rappresentato uno dei passaggi più drammatici del conflitto che da un decennio insanguina il Paese mediorientale.
Oltre ai vari danneggiamenti dovuti alla guerra civile, una delle pagine più tragiche della storia recente del sito è senza dubbio quella legata all’assassinio, tramite decapitazione per mano jihadista, dell’archeologo siriano Khaled al-Asaad. In ricordo del suo sacrificio e in memoria della sua passione per Palmira, è stato istituito un importante premio annuale di archeologia.
Pur nelle alterne vicende storiche che continuano a caratterizzare il conflitto in Siria, negli ultimi anni l’attenzione internazionale verso Palmira è rimasta molto alta. Non sono infatti mancati i progetti espositivi, da Bonn a Parigi, e nonostante le difficoltà tecniche e logistiche sono state intraprese ricerche che hanno messo al centro il fragile patrimonio dell’antica città e le sue prospettive di rinascita. Tra le iniziative più recenti e strutturate rientra il Palmyra Day, promosso a San Pietroburgo il 2 dicembre scorso da una pluralità di istituzioni, fra cui la Commissione russa per l’UNESCO e l’Ermitage. Parallelamente ai dibattiti in cui esperti internazionali hanno potuto confrontarsi sui metodi di restauro e di conservazione potenzialmente applicabili in futuro nel sito archeologico per preservarne l’unicità, nel prestigioso museo russo sono state inaugurate tre mostre, che resteranno aperte fino al 24 gennaio prossimo: Two Palmyras, Palmyra: Archaeology e Palmyra: Real and Virtual.
Quest’ultima, in particolare, invita i visitatori a riflettere sulla complessità e, per così dire, “duplicità” del sito: da una parte, infatti, vengono forniti strumenti aggiornati per conoscere e comprendere le peculiarità della città, più volte distrutta nel corso della sua lunga storia; dall’altra, le applicazioni degli strumenti virtuali e delle tecnologie d’avanguardia rendono accessibili a un vasto pubblico i risultati delle azioni di monitoraggio in corso nel sito, avviate nella speranza di una sua eventuale ricostruzione. Cuore del percorso espositivo è il dettagliato modello tridimensionale dell’intera area urbana di Palmira, realizzato in scala 1:300 mediante stampanti 3D, e basato sulla vasta scansione fotogrammetrica eseguita dagli specialistici dell’Institute for the History of Material Culture of the Russian Academy of Sciences (IHMC) e della società Geoscan.
In associazione a questa accurata restituzione tridimensionale, che consente di ammirare le opere di architettura più rappresentative del complesso, come il Grande Colonnato, l’Arco Monumentale, il Tempio di Bel, il Tempio di Baalshamin e il Teatro Romano, è stato messo a punto anche quello che al momento viene considerato come “il più preciso modello digitale di Palmira“. Mosso dalla preoccupazione per la possibile perdita definitiva dei monumenti identificativi del sito, un team di ricercatori dell’Institute for the History of Material Culture, guidato dalla vicedirettrice Natalia Solovyeva, ha intrapreso nell’agosto 2016 la creazione di questo esemplare digitale. Formalmente presentato al pubblico dopo quattro anni di lavoro, è stato reso possibile grazie alle oltre 55.000 fotografie aeree ad altissima risoluzione scattate in loco, in un’area di circa 20 chilometri quadrati.
Un lavoro complesso, reso accessibile anche ai semplici appassionati grazie alla consultazione online, che fa da preludio a una serie di ulteriori interventi, come lo sviluppo del GIS archeologico Palmyra in Time and Space. Introdotto come “il modo più logico e sistematico per fornire alla comunità scientifica, a tutte le organizzazioni responsabili della protezione del patrimonio culturale e agli architetti restauratori l’accesso diretto ai dati disponibili“, diverrebbe uno strumento utile sia per la valutazione dei danni, sia per pianificare e condurre nuove ricerche sul sito. Aprendo così ulteriormente il campo a nuove prospettive di intervento sulle strutture archeologiche e architettoniche che hanno reso grande nei secoli Palmira.
[Immagine in apertura: Two Palmyras: real and virtual. Credits The State Hermitage Museum, Saint Petersburg]