Noto al grande pubblico per i suoi ritratti “bucolici”, Giuseppe Arcimboldo sarà presto protagonista al Centre Pompidou-Metz. Una mostra di ampio respiro ripercorre il mito del pittore milanese, sondandone la produzione e le influenze su cento artisti del nostro tempo.
Formatosi a Milano nel Cinquecento nell’ambito dei seguaci di Leonardo da Vinci, Arcimboldo è celebre soprattutto per le famose “teste composte” di frutti e fiori: ritratti raffiguranti, in forma di allegoria, le quattro stagioni e i quattro elementi della cosmologia aristotelica. Eppure gli interessi del pittore italiano, protagonista della cultura manierista internazionale, non si limitarono soltanto alla tela. Ben meno nota è infatti l’attività di poeta e filosofo che l’artista portò avanti parallelamente alla pittura, ottenendo risultati sopraffini e spesso poco conosciuti.
Riscoperto negli anni Trenta del Novecento, quando venne eletto ad “antesignano” del Dadaismo e del Surrealismo, Arcimboldo sarà presto protagonista di una nuova rassegna espositiva: un mostra al Centre Pompidou-Metz che promette di offrire una “fotografia” ampia e diversificata della sua variopinta parabola creativa.
Curata da Anne Horvath dal 29 maggio al 22 novembre, e prima mostra sotto l’egida della nuova direttrice del museo Chiara Parisi (ideatrice del progetto insieme a Maurizio Cattelan), Face à Arcimboldo sarà una riflessione completa sulle creazioni di questo inventore e pensatore: un progetto che, pur prendendo le mosse dalla ben nota rappresentazione del volto nella sua pittura, si snoderà fino ad arrivare ai nostri giorni, raccogliendo le opere di ben cento autori influenzati – in misure differenti – dagli esiti di questo artista.
Creata nel solco di Effect Arcimboldo, prima mostra dedicata ad Arcimboldo in Italia nel 1987, la rassegna offrirà un breve e valido preambolo dedicato alle opere più note e ammirevoli del pittore milanese: dalle famose Stagioni (conservate al Louvre) al Bibliotecario – il dipinto conservato al Castello di Skokloster di Håbo, in Svezia, sorprendente precursore delle correnti avanguardiste del primo Novecento.
Ma, come detto, a colpire saranno soprattutto le duecentocinquanta opere di artisti contemporanei e recenti, influenzati – in maniera consapevole o meno – dal maestro lombardo. A questo “salto” nell’arte dei nostri giorni prenderanno parte autori del calibro di Cindy Sherman, Hans Bellmer, Wolfgang Tillmans, Francis Bacon e Otto Dix: autori diversissimi per tecnica, stile e generazione, messi in dialogo all’interno dell’assetto scenografico progettato dagli architetti Berger & Berger. L’obiettivo, ovviamente, è quello di dimostrare le infinite variazioni del “vocabolario” di Arcimboldo, consacrandone la centralità e rivalutandone la figura in tutta la sua complessità.
[Immagine in apertura: Giuseppe Arcimboldo, Le Bibliothécaire, vers 1566? Huile sur toile, 97 x 71 cm. Château de Skokloster, inv.: 11616. Photo: Skokloster Castle/SHM. ADAGP, Paris 2021]