30 Marzo 2021
Nome di riferimento dell'Arte relazionale, Félix González-Torres è autore della installazione allestita negli spazi del padiglione di Mies van der Rohe, a Barcellona. Un progetto che mette in dialogo la poetica antimilitarista dell'artista con l'austerità dell'architettura del luogo.
Eretto in occasione dell’Esposizione Internazionale del 1929 a Barcellona, l’iconico Padiglione tedesco realizzato da Mies van der Rohe è riconosciuto come uno dei “templi” per definizione dell’architettura modernista: un tripudio di razionalità e rigore che non solo testimonia la poetica del progettista di Aquisgrana, ma che anche ne valorizza il messaggio, attualizzandolo grazie a una serie di interventi site specific occasionalmente ospitati tra le sue pareti: dal giardino zen di Spencer Finch nel Padiglione di Mies van der Rohe all’esperimento sonoro It Begins With One Word. Choose Your Own, proposto la scorsa estate dall’artista polacca Katarzyna Krakowiak.
È il caso di Untitled (Loverboy), l’installazione di Félix González-Torres temporaneamente allestita sulla grande vetrata dell’edificio. Pensata come evento “distaccato” della retrospettiva in corso al Museo di Arte Contemporanea della città catalana, l’iniziativa è un omaggio alla ricerca politica e sociale dell’artista di origine cubana: il tema post-coloniale e i riferimenti all’identità di genere, alla memoria storica e alla libertà individuale – concetti frequenti nella poetica dell’autore –, assumono qui ancora più valore, se posti in relazione all’architettura austera e alla storia del padiglione (commissionato negli anni Venti dalla Repubblica di Weimar).
Al centro del progetto, un delicatissimo tendaggio di colore blu. Collocato sulla vetrata dello spazio, in sostituzione del grande panneggio rosso, l’opera si pone in dialogo con le geometrie solide dell’edificio, leggerissima e mossa dal vento: una “danza” elegante, aperta al pubblico fino al prossimo 11 aprile.
[Immagine in apertura: Félix González-Torres. Untitled (Loverboy) 1989, Mies van der Rohe Pavilion, Barcellona. Photo: Miquel Coll]