Bistrattata dalle istituzioni nel corso della pandemia, la musica continua a essere un formidabile collante emotivo e sociale fra le persone. Il nuovo libro di Riccardo De Stefano si sofferma sulla crisi del settore, raccontando le difficoltà incontrate in questo anno e le possibili prospettive per il domani.
Nel bene e nel male, la musica continua a essere protagonista assoluta di questa pandemia. Sono infatti un ricordo ancora vivido le canzoni urlate dai balconi durante il primo lockdown, così come gli show in streaming e i brani dei grandi artisti pensati per farci coraggio nel corso di questi mesi difficili (tra gli altri, la splendida No Time for Love Like Now di Michael Stipe e la più recente traccia rock pubblicata da Mick Jagger e Dave Grohl).
A questi episodi felici si aggiungono tuttavia le difficoltà del comparto discografico e live, annichilito dallo stop alle manifestazioni, e la reazione dei professionisti al mancato supporto da parte delle istituzioni. A fare luce sul complesso argomento, indagando con oggettività luci e ombre di questa situazione, è oggi il nuovo libro di Riccardo De Stefano, dal titolo Musica in lockdown. Come si è fermata e come farla ripartire (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina).
Pubblicato da Arcana, il libro affronta una serie di domande cruciali sulla condizione presente e sulle prospettive future del settore musicale: come è cambiato il modo di ascoltare musica? Quali sono stati i danni economici, psicologici e sociali di questa pandemia? Come ha reagito e come reagirà il settore discografico in vista delle sfide del domani?
Attraverso approfondimenti e interviste ai professionisti, il volume analizza le varie tappe della crisi – dallo stop ai concerti alla ripartenza estiva, fino al ruolo del collettivo #lamusicachegira –, ricordando la centralità della musica in una società che da una parte sente il bisogno di suonare e cantare, dall’altro sembra dare per scontato il lavoro dell’artista.