La mostra curata da Gabriele Neri negli spazi della Triennale, e realizzata insieme alla Fondazione Vico Magistretti, celebra uno dei grandi maestri del design italiano. Nato a Milano, ha raccolto successi in tutto il mondo grazie a uno stile improntato alla semplicità ma mai banale.
Architetto prolifico e versatile, designer premiato per tre volte con il Compasso d’Oro e “padre” progettuale di oggetti di arredamento molto noti in cui l’eleganza si sposa con la semplicità, Vico Magistretti è stato anche un grande milanese, in grado di dare lustro alla sua città in Italia e all’estero. La Triennale gli rende omaggio con una mostra che presenta per la prima volta, in un percorso organico, i pezzi di design e i progetti architettonici ‒ “il cucchiaio” e “la città”, insomma, volendo prendere a prestito l’espressione, divenuta celeberrima, di un altro grande dell’architettura, Ernesto Nathan Rogers.
Curata da Gabriele Neri, Vico Magistretti. Architetto milanese era inizialmente prevista nel 2020, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita del grande progettista, ed è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Vico Magistretti. Insieme ai pezzi originali, ai prototipi e agli altri materiali provenienti dagli archivi di istituzioni, privati e aziende del calibro di Cassina e De Padova, presenta una parte dell’inestimabile patrimonio documentario conservato nell’archivio Studio Magistretti, in particolare schizzi, disegni, modellini e fotografie.
L’espressione “fil rouge”, qui, deve essere intesa in senso letterale. Il rosso era il colore feticcio del designer, quello che prediligeva sia per i piccoli vezzi ‒ per esempio i calzini, che si dice portasse solo di quella tinta ‒ sia per i grandi progetti di architettura: la Torre del Parco Sempione doveva, nella prima intenzione del suo creatore, essere scarlatta, le Case Rosse di Framura (La Spezia) spiccano ancora oggi sul verde della macchia mediterranea. Qui, il “rosso Magistretti” diventa un elemento fondante della mostra: corre lungo tutto l’allestimento, si fa notare negli schizzi preparatori, veste oggetti come la lampada Eclisse (disegnata per Artemide, Compasso d’Oro nel 1967) o la sedia Selene (1969), usciti dalla sua matita e poi diventati icone del design italiano.
In contemporanea con la retrospettiva dedicata a Vico Magistretti, visitabile fino al 12 settembre, il Palazzo dell’Arte accoglie una mostra dedicata a un altro grande protagonista dell’architettura della seconda metà del Novecento, Carlo Aymonino, che, pur non essendo milanese, ha lasciato in città segni inconfondibili del suo passaggio, per esempio il Complesso abitativo Monte Amiata nel quartiere Gallaratese.
[Immagine in apertura: Vico Magistretti con la lampada Atollo, s.d. Courtesy Oluce. Foto Giorgio Lotti]