I monumenti sognati (e non sempre realizzati) dagli artisti

13 Giugno 2021

Mary Beth Edelson, Earth Works: Reclaiming the Land, 1976. Mixed media on board, 26 1/2 × 36 in. (67.3 × 91.4 cm). Courtesy of David Lewis, New York. © Mary Beth Edelson. Photo: Ben Heyer

Negli anni Sessanta, Christo e Jeanne-Claude immaginarono di costruire una colossale mastaba formata da barili di petrolio nei pressi di un’autostrada texana, tra Houston e Gavelston. L’opera, con una forma ispirata ai monumenti funerari dell’antico Egitto che tornerà a più riprese nella lunga carriera degli artisti, non vide mai la luce. Nella stessa decade, Walter De Maria progettava una coppia di muri paralleli, ciascuno lungo un miglio, da posizionare a breve distanza l’uno dall’altro. Un’idea che resterà sulla carta, in una serie di disegni molto dettagliati, poiché l’artista non riuscirà a trovare i finanziamenti necessari a portarla a compimento e deciderà di sostituire i muri con due semplici linee tracciate sul terreno.

LA MOSTRA PROGETTATA ALLA FINE DEGLI ANNI ‘60

Sono soltanto due tra i molti progetti di atipici monumenti d’artista, mai realizzati oppure concretizzati soltanto in forma ridotta o effimera, che Dominique e John de Menil, i fondatori della Menil Collection di Houston, avevano cominciato a raccogliere per un’esposizione dal titolo Dream Monuments, anch’essa mai inaugurata. La loro selezione, che tra il 1968 e il 1969 comprendeva disegni preparatori e modelli di sculture site specific di grandi dimensioni e opere di Land Art immaginate dai più grandi artisti contemporanei, è il nucleo centrale e il punto di partenza di una mostra allestita mezzo secolo più tardi al Menil Drawing Istitute. Inaugurato nel 2018 ed esclusivamente dedicato alle opere grafiche, il museo e centro di ricerca fa parte del grande complesso della Menil Collection.

LA MOSTRA DREAM MONUMENTS

Visitabile fino al 19 settembre, Dream Monuments: Drawing in the 1960s and the 1970s raccoglie una serie di monumenti “da sogno” – nel senso che sono stati effettivamente sognati dagli artisti e, per ragioni contingenti o perché erano già in partenza destinate a rimanere un progetto, come per esempio la gigantesca palla da bowling che Claes Oldenburg immaginava rotolare lungo Park Avenue, non sono stati tradotti in realtà.

Vederli per la prima volta esposti tutti insieme permette non soltanto di apprezzare la tensione verso l’utopia che caratterizzava gli anni Sessanta e Settanta, ma anche di riflettere sull’arte pubblica e sul suo significato. “Il disegno è uno spazio per il sogno, che consente agli artisti di esplorare sia il possibile che l’impossibile” ha dichiarato Rebecca Rabinow, la direttrice della Menil Collection. “Così, ‘Dream Monuments’ affronta i modi in cui gli artisti hanno radicalmente trasformato il concetto di monumento, andando oltre le tradizionali funzioni di commemorazione o di marker storico”.

ALCUNE OPERE GRAFICHE IN MOSTRA

[Immagine in apertura: Mary Beth Edelson, Earth Works: Reclaiming the Land, 1976. Mixed media on board, 26 1/2 × 36 in. (67.3 × 91.4 cm). Courtesy of David Lewis, New York. © Mary Beth Edelson. Photo: Ben Heyer]