Dalla fine del 2023, e per almeno per un triennio, il Centre Pompidou di Parigi resterà chiuso al pubblico. Il visionario edificio progettato dagli architetti Renzo Piano e Richard Rogers negli anni Settanta sarà oggetto di un intervento di ristrutturazione totale.
Sono stati ufficializzati questa settimana i “rumors” che da qualche mese circolavano in merito alla possibile chiusura al pubblico del Centre Pompidou di Parigi. Progettato dagli architetti Renzo Piano e Richard Rogers, con Gianfranco Franchini, e inaugurato nel 1977, il visionario edificio che ha conquistato un posto d’onore nella storia dell’architettura del Novecento sarà oggetto di una ristrutturazione totale, che si svolgerà dal 2023 al 2026. I lavori previsti avverranno a porte chiuse, determinando così la completa chiusura del Centre Pompidou per almeno un triennio.
L’iter che ha portato alla pianificazione dell’intervento è stato avviato nel 2016 e ha previsto il diretto coinvolgimento del Ministero della Cultura francese. Dato il rilievo dell’immobile, a supervisionare tutte le operazioni sarà l’OPPIC – L’Opérateur du patrimoine et des projets immobiliers de la Culture, l’ente pubblico che si occupa del restauro e della valorizzazione dei monumenti storici presenti in Francia. Appena due anni fa, la retrospettiva parigina Renzo Piano & Richard Rogers aveva celebrato il traguardo dei quarant’anni dall’apertura del cosiddetto Beaubourg, ricostruendo la vicenda che portò i suoi progettisti, all’epoca trentenni, ad aggiudicarsi a sorpresa il concorso internazionale per la costruzione della sede espositiva nel centro di Parigi. L’audacia della loro proposta si impose sulle oltre 680 candidature pervenute, conquistando la giuria internazionale presieduta dal celebre architetto e designer francese Jean Prouvé.
Contestualmente all’annuncio dell’intervento e dei tempi stimati per la sua ultimazione, sono state rese note le operazioni che avranno luogo nell’edificio, in larga parte non procrastinabili. Il piano messo a punto affronta infatti importanti questioni relative ad aspetti tecnici, energetici e sanitari, nonché alla sicurezza e all’adeguamento della struttura agli attuali standard ambientali e in termini di accessibilità.
Riflettori puntati anche sul degrado complessivo dell’immobile, per contrastare il quale si provvederà al trattamento della corrosione rilevata nelle componenti metalliche, alla riparazione dei rivestimenti e dei pavimenti, alla sostituzione di tutti i serramenti. Annunciata anche la rimozione totale dell’amianto dalla facciata, la sostituzione o il rinnovo, a seconda dei casi, degli ascensori, dei montacarichi e delle iconiche scale mobili.
Per Serge Lasvignes, presidente del Centre Pompidou, si tratta di lavori indispensabili per garantire un futuro all’edificio. “Il nostro scopo è preservare questo capolavoro, che non ha subito grandi ristrutturazioni dal 1977. Questo intervento è essenziale se si vuole conservare un’icona internazionale della modernità e dell’architettura contemporanea, che attrae ogni anno migliaia di visitatori“. Il nulla osta ai lavori, ha aggiunto, “ci permetterà di festeggiare l’anniversario dei nostri cinquant’anni in grande stile e di portare il Centre nel XXI secolo“.
Infine, varie rassicurazioni sono stati fornite riguardo alla mission culturale di questa istituzione, che negli ultimi anni ha avviato un importante percorso di espansione globale. Saranno proprio le sedi estere – da Málaga a Metz, da Bruxelles alla Cina – a portare avanti le attività espositive, che si svolgeranno parallelamente alle collaborazioni con numerosi partner in Francia e a livello internazionale. Non verrà interrotto il servizio della Bibliothèque publique d’information (Bpi), il cui patrimonio sarà trasferito in una sede temporanea, anch’essa nella città di Parigi.
[Immagine in apertura: Centre Pompidou, architectes Renzo Piano et Richard Rogers, photo G. Meguerditchian © Centre Pompidou, 2020]