Umberto Eco e il fascino del labirinto in una nuova mostra a Parma

15 Maggio 2021

Lelio Pittoni, Labirinti multiviari, 1611

Il grande Labirinto della Masone diventa un “metalabirinto”. Dal 22 maggio, il parco culturale nato da un’idea dell’editore e collezionista Franco Maria Ricci, e da una promessa da lui fatta allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, ospiterà un percorso multimediale dedicato a un simbolo dalla storia millenaria dai molteplici significati psicologici ed esoterici.

Inserita nel programma di Parma Capitale italiana della Cultura 2020+21, la mostra Umberto Eco, Franco Maria Ricci. Labirinti: storia di un segno approfondisce un tema caro a Ricci e oggetto di ricerca per numerosi intellettuali e artisti nell’arco dei secoli, attraverso l’alternanza di opere d’arte e innovativi allestimenti multimediali realizzati dal pluripremiato studio NEO.

IL LABIRINTO SECONDO UMBERTO ECO

Il percorso espositivo si svilupperà per aree tematiche, mantenendo un legame con la vita e gli interessi culturali di Franco Maria Ricci e occupando le quattro sale del palazzo, posto al centro di un dedalo formato da oltre 200mila piante di bambù. La prima sezione sarà dedicata a Umberto Eco, che ha studiato a lungo il labirinto dal punto di vista semiotico – un suo libro di studi storici su segno e interpretazione si intitola proprio Dall’albero al labirinto – e l’ha utilizzato come metafora nella sua produzione narrativa. Qui, la voce e le parole del grande studioso guideranno i visitatori in un percorso di specchi.

Negli ambienti successivi si vedrà come il labirinto sia stato, e sia tuttora, fonte di ispirazione per gli artisti e protagonista di una vastissima iconografia. All’approfondimento storico condotto con mezzi diversi nelle sale centrali – tra installazioni immersive e prestiti importanti come il Ritratto di Bartolomeo Prati di Girolamo Mazzola Bedoli o il codice illustrato di Lelio Pittoni – seguirà un focus sul contemporaneo, con le opere della serie Labirinti di Giovanni Soccol. Un progetto aperto al pubblico fino al prossimo 26 settembre.

[Immagine in apertura: Lelio Pittoni, Labirinti multiviari, 1611]